E’ passato un anno dal naufragio nel Canale di Sicilia di un’imbarcazione carica di migranti partita dalle coste libiche in cui persero la vita centinaia di migranti. Delle vittime, molte sono rimaste e rimarranno senza un nome.

Con una nota a firma del procuratore Michelangelo Patanè, è la Procura di Catania che subito dopo il naufragio ha avviato le indagini per accertare cosa sia accaduto quella notte e individuare i responsabili, a fare il punto sulla situazione. 

“In questi giorni sta per iniziare l’ultima e la più impegnativa fase di recupero – scrive Patanè – delle salme dei migranti e dell’imbarcazione colata a picco che giace ad una profondità di più di 370 metri”.

Il prefetto Vittorio Piscitelli, commissario straordinario del Governo per le persone scomparse ha annunciato a ‘Voci del mattino’, Radio1 Rai che: “La nave incaricata dalla Marina militare di effettuare il recupero del peschereccio, carico di migranti, affondato esattamente un anno fa al largo delle coste libiche, e’ in navigazione verso quella zona di mare. Le operazioni si dovrebbero concludere con l’aggancio e il trasporto di questo relitto nel porto di Augusta, verso la fine del mese di aprile. Poi, comincerà il lavoro di recupero dei corpi dal barcone, per metterli a disposizione delle squadre di medici legali”.

Fino ad oggi sono 169 i cadaveri recuperati.

“Sul numero dei morti non esistono cifre attendibili – ha aggiunto Piscitelli – Qualche superstite parlava di 700-800 persone nel barcone. Noi, fuori dalla nave, abbiamo trovato 169 corpi, mentre la Marina militare, valutando le dimensioni dello scafo, ha stimato che nella stiva possano esserci dai 200 ai 400 corpi”.

Durante l’incidente probatorio, sono stati ascoltati i migranti sopravvissuti al naufragio e i due ufficiali del mercantile portoghese ‘King Jacob’ che aveva tentato di soccorrere il gommone prima del naufragio.

Con il supporto della Marina Militare le indagini subacquee sono state estese anche al relitto dell’imbarcazione.

Per quel naufragio, sono due le persone arrestate: Mohamed Ali Malek e Mahmud Bikhit indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravato, naufragio colposo e omicidio colposo plurimo.

I due imputati, il comandante tunisino e il mozzo siriano, hanno chiesto il rito abbreviato che si sta celebrando davanti al Gup di Catania.

Già nel 2013, all’indomani dei migranti morti a Lampedusa, era stato istituito un gruppo specializzato con magistrati della Dda e della Procura di Catania per il contrasto delle organizzazioni transnazionali che speculano sulle condizioni di miseria o di guerra dei paesi da cui i migranti provengono le centinaia di migliaia di migranti che vogliono raggiungere l’Europa e organizzano le traversate mettendo a rischio la vita dei migranti.

Il gruppo di magistrati ha identificato e perseguito alcuni organizzatori dei viaggi con base in Egitto, Libia e Turchia.

Tante le rogatorie internazionali chieste e l’estradizione per alcuni extracomunitari identificati come capi e promotori dei viaggi.

A Catania i funerali dei migranti 

Sono state anche elaborate interpretazioni sulla giurisdizione italiana e sui poteri di intervento in acque internazionali e strategie di pronto intervento in mare con il prezioso supporto della Marina a Militare.

“La Marina – conclude la nota – è stato il punto di riferimento del Governo italiano con attività di coordinamento per recuperare il relitto e le salme con l’utilizzo di tecnologie avanzate”.

far

Articoli correlati