Nella tarda serata del 3 maggio scorso in esecuzione del decreto di fermo emesso dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania, la Polizia di Stato (Squadra Mobile di Catania, con la collaborazione della Squadra Mobile di Roma) ha posto in stato di fermo in territorio di Roma Sarrah Anthony (cl. 1970), pregiudicata.
La donna è gravemente indiziata, in concorso con altri soggetti allo stato non identificati in Nigeria e in Libia, del delitto di traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e del delitto di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, entrambi aggravati dall’esser stati realizzati con il contributo di un gruppo criminale organizzato impegnato in attività criminali in più di uno stato.
Il provvedimento restrittivo accoglie gli esiti di un’articolata attività investigativa di tipo tecnico avviata da questa Squadra Mobile – Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione – con il coordinamento dalla D.D.A. di Catania, a seguito delle dichiarazioni rese dalla cittadina nigeriana “Ola” – nome di fantasia, n.d.r.
La donna dichiarava di essere stata reclutata in Nigeria da un connazionale indicato con il nome di “Uyi”, di avere contratto un debito di 20.000 euro e che giunta in Italia sarebbe stata gestita da una madame indicata con il nominativo di “Sandra”.
“Ola” – iniziava il viaggio dalla Nigeria fino alla Libia, giungendo presso il porto di Catania il 5.3.2017 a bordo della nave della Guardia Costiera norvegese “Siem Pilot”, unitamente ad altri 502 migranti. “Ola” specificava che durante la sua permanenza in Libia aveva più volte parlato al telefono con la citata madame che l’aveva debitamente istruita su come comportarsi, ordinandole di contattarla immediatamente una volta giunta in Italia.
“Ola” veniva collocata presso un centro di accoglienza, non raggiungeva la propria madame e successivamente rendeva dichiarazioni alla polizia giudiziaria.
Le indagini tecniche, avviate sulla scorta delle dichiarazioni rese dalla vittima, consentivano di acquisire un immediato conforto al narrato della stessa: sin dalle prime conversazioni la “madame” (successivamente identificata in ANTHONY Sarrah) commentava il comportamento della giovane lamentando che quest’ultima non l’avesse raggiunta subito dopo l’arrivo in Italia così violando le prescrizioni impartitele e impendendo alla madame di metterla subito “a reddito”; il mancato allontanamento dalla struttura della vittima era oggetto di discussione sia con i familiari della giovane, sia con il reclutatore della stessa (tale UYI sedente in Nigeria e non meglio identificato) cui la madame contestava la pessima scelta e la perdita di guadagno; il comportamento di “Ola” determinava il reclutatore all’esecuzione di un rito voodoo ai danni della vittima, cui il rito veniva annunciato e del quale veniva fornita anche una giustificazione (“dopo che una persona ha speso tanti soldi per farla arrivare in Italia dalla Nigeria, è giusto che venga ripagata”).
In costanza di attività la madame contattava ripetutamente “Ola”, tentando di manipolarla e dimostrandosi con essa falsamente comprensiva, accomodante, manifestando espressamente l’intenzione di proteggerla e prendersene cura ed, anzi, proprio per tali motivi, la “madame” sollecitava la giovane a lasciare la struttura di accoglienza e raggiungerla al più presto perché solo sotto la sua “ala protettiva” avrebbe avuto ciò che desiderava ( a dispetto delle reali intenzioni volendo ovvero avere un controllo fisico diretto della vittima).
ANTHONY Sarrah, risultata irregolare sul Territorio Nazionale, è stata rintracciata nella tarda serata del 3 maggio, nella sua abitazione nel rione romano “Lunghezza” nei pressi di Tivoli, mentre era in procinto di preparare i bagagli per raggiungere la Germania: espletate le formalità di rito, è stata portata presso la casa circondariale di Roma – Rebibbia, a disposizione dell’autorità giudiziaria.
In data 5.05.2018 il Gip di Roma ha convalidato il fermo emesso dalla DDA di Catania nei confronti di ANTHONY Sarrah, applicando altresì la misura cautelare della custodia cautelare in carcere.
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