«Il loro apporto nella crescita dell’Ateneo nel campo della ricerca è stato fondamentale, anche alla luce dei pochi fondi a disposizione e delle difficoltà logistiche».
Un ringraziamento che il rettore dell’Università di Catania Francesco Basile ha rivolto stamattina consegnando le pergamene a un centinaio di giovani laureati che hanno concluso il proprio percorso di studio e di ricerca, conseguendo nel 2018 il titolo di “dottori di ricerca”.
Presenti alla cerimonia il prof. Lorenzo Malatino, delegato del rettore alla Didattica post laurea, e il dirigente dell’area didattica di Ateneo Giuseppe Caruso, e i docenti Paolo Arena, Agata Di Stefano, Maria Grazia Grimaldi, Giovanni Russo e Salvatore Salomone, coordinatori dei dottorati.
«Il dottorato di ricerca è un titolo accademico “post lauream” di 3° livello che fornisce le competenze necessarie per esercitare attività di ricerca di alta qualificazione nelle università e negli enti pubblici o privati, qualificanti anche nell’esercizio delle libere professioni, e non a caso alcuni studenti ricevono offerte di lavoro prima di concludere il dottorato di ricerca – ha aggiunto il rettore -. Dopo molti anni i posti di dottorato banditi in Italia hanno registrato un aumento, con 9250 posti a bando, +5.5% rispetto al 2016, ma l’offerta dottorale registra un’alta concentrazione territoriale, con 10 atenei (di cui 8 del nord) che garantiscono il 42% dei posti a bando. Purtroppo persiste un sistema di “compressione selettiva” con il 49% dei posti bandito dagli atenei del nord, il 29% del centro, il 21% del sud. L’aumento complessivo dei posti di dottorato, dunque, non riequilibra le diseguaglianze fra nord, centro e sud».
Il rettore, inoltre, ha anche evidenziato che «l’Ateneo di Catania è impegnato in questi ultimi anni ad offrire maggiori opportunità ai nostri giovani e non a caso abbiamo assegnato 80 posti di ricercatori di tipo A e altri 20 saranno banditi a breve».
Per il prof. Malatino la «cerimonia di oggi rappresenta un momento importante per i dottori di ricerca e per i docenti nel segno del culto di appartenenza all’Ateneo», mentre il dott. Caruso ha sottolineato «l’importanza del titolo conseguito che favorisce l’inserimento nel mondo del lavoro».
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