La Congregazione per la Dottrina della Fede ha rigettato il ricorso presentato da monsignor Carlo Chiarenza, di Acireale (Catania), già condannato in primo grado nel luglio 2013 per abusi sessuali compiuti ai danni di Teo Pulvirenti, assistito dall’associazione antipedofilia La Caramella Buona Onlus.

Dichiarato colpevole, a Chiarenza vengono comminate una serie pene canoniche: obbligo di dimorare fuori dalla Metropolia di Catania per tre anni in un luogo concordato tra il vescovo di Acireale e il vescovo ospitante; divieto per tre anni di celebrare in pubblico la Santa Messa, gli altri sacramenti e sacramentali.

Ancora divieto perpetuo di confessare ed esercitare la direzione spirituale, e di ricevere in futuro incarichi ministeriali che possano comportare contatto con i minori; privazione di ogni ufficio ecclesiastico attualmente ricoperto, salvo quanto disposto dall’Ordinario proprio in ordine al suo adeguato sostentamento; divieto di partecipare ad assemblee ecclesiali o manifestazioni civili come pure di rilasciare interviste sui fatti accaduti.

Per finire anche risarcire Teodoro Pulvirenti con la somma di 50.000 euro entro 24 mesi dalla data della notifica di questo decreto; pagare le spese processuali pari a 4.000 euro al Tribunale ecclesiastico regionale campano e di Appello di Napoli da liquidarsi nel tempo massimo di due mesi dalla notifica del provvedimento.

Qualora Chiarenza non ottemperasse a quanto stabilito gli saranno imposte altre pene canoniche, non esclusa la dimissione dallo stato clericale.

“Non riesco a crederci – dice commosso Teo Pulvirenti da New York, dove lavora – avverto un incredibile senso di liberazione, finalmente, insieme agli amici della Caramella Buona, abbiamo ottenuto non solo giustizia popolare ma anche quella della Chiesa”.

Il Vaticano aveva condannato in primo grado Chiarenza nel 2013 al termine di un processo canonico relativo ad accuse di pedofilia. La vicenda processuale ebbe inizio alla fine del 2011 quando Teodoro Pulvirenti, oggi ricercatore a New York, denuncio’ pubblicamente attraverso una videoregistrazione le molestie ricevute, quando aveva 14-15 anni, da Carlo Chiarenza, parroco di San Paolo ad Acireale, nel catanese.

Articoli correlati