“Salvare vite in mare non è reato. La decisione del Gup del Tribunale di Trapani di ‘non luogo a procedere perché il fatto non sussiste’ per gli imputati della nave Iuventa, smonta il teorema delle destre e del Governo Meloni che accusano le ONG di favorire l’immigrazione clandestina e di essere elemento di pull factor”. L’europarlamentare PD Pietro Bartolo commenta così la decisione del Gup sul Caso Iuventa. “Dopo 7 anni tra istruttoria e udienze preliminari, 35 udienze, fiumi di inchiostro contenuti in oltre 30 mila pagine, decine di interrogatori e intercettazioni – dice Bartolo – è stata la stessa Procura a dichiarare il ‘non luogo a procedere’. Un processo su cui la destra ha giocato la campagna elettorale del 2018 e che è crollato alla prova dei fatti.
Mi chiedo quante vite quella nave rimasta bloccata per 7 anni al porto di Trapani avrebbe potuto salvare. C’è solo da sperare che, nonostante tutto, questo pronunciamento possa definitivamente mettere fine alla criminalizzazione delle ONG e delle operazioni di soccorso e salvataggio in mare che sono un dovere di umanità prima ancora che un dovere sancito dal diritto internazionale e dalla legge del mare.
Tutta l’impalcatura dell’accusa si basava su testimoni chiave, ex agenti infiltrati, ritenuti dalla Procura inattendibili. Questo apre interrogativi inquietanti sulla manipolazione a fini politici della realtà. E resta ancora da capire quale sarà il ristoro per gli imputati delle ong Judend Rettet, Save The Children e Medici senza frontiere. Le vite non salvate non hanno prezzo”.
Questo contenuto è un comunicato stampa. Non è passato dal vaglio della redazione. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.
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