CATANIA – Diritto alla casa. È questo il tema del secondo appuntamento, previsto per stasera alle 20.40, con “Fermento al cinema”, il cineforum che si svolge a Catania, al Tinni Tinni Arts Club di via Scuto Costarelli. A organizzarlo è il collettivo Fermento Urbano, in collaborazione con lo stesso Tinni Tinni Arts Club e con Magma – mostra di cinema breve, il festival di cortometraggi di Acireale.
Il tema del diritto alla casa sarà affrontato grazie alla proiezione di tre corti: si tratta di “Habitat”, di Ina Georgieva (2013); “Le case che eravamo”, di Arianna Lodeserto (2018); e “Lo stato brado”, di Carlo Lo Giudice (2018). Lo Giudice, classe 1968, nato a Catania, sarà ospite in sala: il suo film racconta il capoluogo etneo a partire dalla storia di un uomo, Giovanni Cutuli, svuotacantine, costretto a fare i conti con un’ordinanza di sfratto. Dovrà quindi liberare la casa dove vive con la moglie e i suoi due bambini.
“Fermento al cinema” è un cineforum immaginato per parlare delle città, non solo Catania, in quanto sistemi complessi. Ambiente, mobilità, disuguaglianze, speculazioni: sono solo alcuni dei temi discussi, anche tramite il commento delle proiezioni, durante “dibattiti creativi”. Occasioni, cioè, in cui gli spettatori in sala diventeranno parte di ragionamenti collettivi. La riflessione su cosa vuol dire “essere città” passa, prima di tutto, dall’attribuzione di significato all”’essere comunità”.
La prima proiezione, a ingresso libero, cioè senza il pagamento di alcun biglietto di accesso, si è svolta il 14 marzo con la proiezione del film “Le mani sulla città”, pellicola datata 1963, per la regia di Francesco Rosi. La Napoli degli anni Sessanta è stata lo sfondo per parlare di speculazione edilizia, abusivismo e sgomberi delle aree popolari.
Stasera, secondo appuntamento, riguarda il diritto alla casa. Terzo e ultimo appuntamento è il 9 maggio 2024 e parlerà di gentrificazione. Sarà proiettato il lungometraggio “The last black man in San Francisco”, di Joe Talbot (2019). La storia è quella del nipote di Jimmie, un uomo di colore che costruì una delle più belle case vittoriane del quartiere Fillmore di San Francisco. È attorno all’evoluzione di quel rione che si costruisce la storia del film: se un tempo quella zona della città californiana era un centro fiorente per la cultura nera, negli anni in cui vive il nipote di Jimmie è diventato un quartiere destinato prevalentemente ai ricchi.
A ogni proiezione, come detto, sarà collegato un dibattito. Nel corso della discussione, ai partecipanti sarà consegnata una cartolina, sul cui retro sarà trascritto uno spunto di ragionamento sul tema trattato. Affinché la riflessione non si fermi, nemmeno al rientro a casa.
Questo contenuto è un comunicato stampa. Non è passato dal vaglio della redazione. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.
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