Il 23 agosto 2025 il Tribunale di Marsala ha condannato il Comune per aver sospeso il servizio ASACOM a studenti con disabilità “non grave”, definendo la condotta discriminatoria e illegittima. Il giudice ha imposto il ripristino del servizio, ribadendo che il PEI è un atto vincolante e che nessuna direttiva regionale può prevalere sui diritti fondamentali degli alunni con disabilità.

In Sicilia esiste una barriera invisibile che divide i diritti dei bambini con disabilità: si chiama discriminazione per gravità. È una logica, tutta regionale, che pretende di distinguere tra alunni con disabilità “gravi” e “non gravi” per stabilire chi ha diritto all’assistenza ASACOM e chi no. Come se l’inclusione scolastica fosse un privilegio, e non un diritto. Come se il bisogno educativo di un bambino si potesse pesare col bilancino della burocrazia.

Eppure la Legge 104/92 è chiara: ogni studente con disabilità certificata ha diritto a un Piano Educativo Individualizzato (PEI) e agli strumenti per realizzarlo. La gravità della disabilità non può essere un criterio di esclusione, e i tribunali italiani – da Marsala a Catania, da Ancona a Torino – lo hanno ribadito: negare l’ASACOM ai bambini con disabilità “non grave” è una condotta discriminatoria.

Nonostante ciò, la Regione Siciliana continua ad applicare una direttiva restrittiva, che limita il servizio ASACOM ai soli studenti certificati con disabilità grave (art. 3, comma 3 della Legge 104/92). Una scelta che si traduce in tagli, ritardi, frammentazione dei servizi, e disuguaglianze profonde tra territori. Una scelta che spinge le famiglie a combattere da sole, spesso in tribunale, per ottenere ciò che la legge già prevede.

C’è però un modello virtuoso che funziona: la Messina Social City, una realtà pubblica che ha garantito il servizio ASACOM con professionalità, continuità, umanità, rispettando i PEI e senza distinzioni arbitrarie tra “più disabili” e “meno disabili”. Ha saputo stare accanto ai minori e alle famiglie con un’impronta di cura autentica, gestendo una mole di lavoro enorme e garantendo assistenza scolastica totalizzante.

Oggi, Messina Social City è l’unico spiraglio di luce in un settembre segnato da una direttiva regionale che prende sempre più forza, tagliando fuori i bambini certificati con art. 3, comma 1 e talvolta sostituendo gli ASACOM con figure alternative, che rischiano di destabilizzare ulteriormente minori già vulnerabili.

Con l’anno scolastico alle porte, le domande si fanno pressanti:

Cosa accadrà ai bambini esclusi dall’assistenza? Chi li accompagnerà? Chi garantirà la loro inclusione reale, giorno dopo giorno, in classe?

Messina Social City deve diventare un modello per tutta la provincia. Un faro pubblico di inclusione vera, che ogni Comune e ogni Sindaco dovrebbe avere il coraggio di adottare e proteggere.


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