Il 20 luglio del 1998 un commando del clan di Casalnuovo costituito da Modestino Cirella, Giovanni Musone, Pasquale Cirillo, Pasquale Pelliccia e Cuoco Piccolo massacrò tre giovani operai del pastificio Russo: Alberto Vallefuoco e Rosario Flaminio, 24 anni, e Salvatore De Falco, di 21. Il drammatico episodio è noto come la strage di Pomigliano d’Arco. Malgrado all’inizio delle indagini molti sospetti e pettegolezzi avessero offeso la memoria dei tre bravi giovani, alla fine le autorità stabilirono che si era semplicemente verificato un errore di persona: erano stati scambiati dai loro killer per esponenti di un clan rivale, che, in quel periodo, andavano a chiedere il pizzo nei vari esercizi. I tre stavano prendendo un caffè allo Chalet Manila in Via Nazionale delle Puglie, i sicari entrarono cominciando a sparare all’impazzata.
Certamente, il territorio di Pomigliano d’Arco, come altre zone del territorio napoletano conosce i disagi di una realtà economica non sempre fiorente, condizione che determina spesso il proliferare di fenomeni malavitosi; ricordiamo che le forze dell’ordine hanno riportato proprio un mese fa u importante risultato sequestrando in Via Jan Palach, nel complesso di edilizia popolare ex legge 219 sostanze stupefacenti, armi e munizioni.
Il Coordinamento Nazionale dei Docenti della disciplina dei Diritti Umani intende commemorare i tre giovani, invitando le scuole a consolidare le competenze di cittadinanza responsabile tra gli studenti perché ogni comunità educativa scolastica possa diventare un baluardo della legalità.
Il giornalista Giancarlo Siani in un suo articolo ben descriveva il fenomeno dell’abbandono scolastico funzionale a incrementare i guadagni illeciti della camorra: “I «muschilli» sono agili, si spostano da un quartiere all’altro e soprattutto non danno nell’occhio, sfuggono al controllo di polizia e carabinieri. Ma soprattutto sono minorenni: anche se trovati con la bustina d’eroina in tasca non sono imputabili. Ed ecco che il meccanismo perverso dello spaccio di droga li coinvolge. Generalmente si muovono seguiti a poca distanza dal «manager-spacciatore»: contattato il tossicodipendente parte la staffetta con la droga, consegna, incassa i soldi e torna.”
Anche oggi troppi giovani abbandonano nei territori difficili le scuole. Bisognerebbe attuare o sostenere i programmi sperimentali necessari a bloccare l’emorragia. È necessario innovare, tentare metodologie didattiche differenti e investire sul tempo pieno nella scuola secondaria di primo grado.
“Potrai cadere anche infinite volte nel percorso della tua vita, ma se sei realmente libero nei pensieri, nel cuore e se possiedi l’animo del saggio, non cadrai mai in ginocchio, ma sempre in piedi!”. (Giancarlo Siani)
Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU
Questo contenuto è un comunicato stampa. Non è passato dal vaglio della redazione. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.
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