Uno studio recente condotto presso l’ARNAS “Civico Di Cristina Benfratelli” di Palermo, sotto la guida del Prof. Salvatore Corrao, Direttore del Dipartimento di Medicina Interna, ha analizzato la diffusione della Malattia Epatica Steatosica associata a Disfunzione Metabolica (MASLD) in relazione all’età e al genere. 

La ricerca, dal titolo ” Prevalenza e l’associazione della malattia epatica steatosica associata a disfunzione metabolica in base a fasce di età e sesso”, pubblicata sulla rivista “Nutrition, Metabolism and Cardiovascular Diseases”, ha evidenziato un legame significativo tra MASLD ((Malattia Epatica Steatosica associata a Disfunzione Metabolica), età avanzata, sesso maschile, obesità addominale e indice di massa corporea elevato.

Oltre al principal investigator prof. Salvatore Corrao, tra i co-autori ci sono Salvatore Scibetta, Serena Scardina, Walter Granà, Brenda Bongiorno, Luigi Calvo e Stefano Volpato). 

Lo studio ha coinvolto 338 pazienti con disturbi metabolici in follow up presso il Centro di attività ambulatoriale complessa dell’UOC di Medicina Interna del relativo Dipartimento dell’azienda palermitana ed ha segnato progressi per la comprensione della steatosi epatica nel contesto della disfunzione metabolica, attestando come la prima sia significativamente correlata all’età, al sesso maschile, all’obesità centrale e all’indice di massa corporea. 

“La ricerca – afferma il principal investigator Corrao – conferma ulteriormente la complessa interazione esistente tra disfunzione metabolica e steatosi epatica, su cui si è registrata più recentemente una consapevolezza crescente, che in letteratura scientifica ha indotto ad un cambiamento terminologico: da (NAFLD) malattia epatica grassa non alcolica, a MASLD. La transizione da NAFLD a MASLD determina che oltre il 95% dei pazienti precedentemente diagnosticati con NAFLD oggi potrebbero rientrare nei criteri diagnostici per la MASLD. 

Risulta evidente la complessità clinica legata alla diagnosi di quest’ultima, considerando le sue diverse eziologie e i differenti fattori di rischio. Dunque, oggi, i criteri diagnostici, includono vari sottotipi, come la malattia epatica metabolica associata/correlata al consumo sostanziale di alcool (MetALD: descrive i soggetti con MASLD che consumano maggiori quantità di alcol a settimana ovvero 140 g/ settimana e 210 g/settimana rispettivamente per le femmine ed i maschi), all’epatite virale MASLD o alla SLD criptogenetica (descrive i soggetti senza parametri metabolici e senza cause note). Spicca, pertanto, l’importanza di centri specializzati dal punto di vista internistico per riconoscere la disfunzione metabolica come fattore critico nella diagnosi della malattia epatica steatosica e per la gestione tempestiva di questi pazienti”. 

La prevalenza della steatosi epatica associata a disfunzione metabolica (MASLD) è in aumento ed è elevata tra gli individui di mezza età in sovrappeso e con livelli normali di enzimi epatici. Nello studio, la MASLD è stata associata a condizioni come diabete mellito e insufficienza cardiaca, evidenziando la sua significativa sovrapposizione con altri disturbi metabolici. La ricerca ha anche suggerito effetti sanitari particolarmente gravosi in caso di associazioni con fibrosi (anomala formazione di tessuto connettivo fibroso in un organo o in un tessuto del corpo umano) clinicamente significativa e fragilità negli anziani.

Esiti:

– La prevalenza di MASLD è influenzata da genere; obesità centrale e BMI (indice di massa corporea). Gli ultimi due citati insieme al genere maschile rimangono variabili indipendenti e predittori significativi della MASLD, anche dopo aver adattato il modello includendo la sindrome metabolica.

-La forte correlazione tra MASLD e obesità centrale sottolinea un’urgente necessità di interventi mirati incentrati sulla modifica dello stile di vita e sulla gestione del peso.

-La MASLD è più diffusa nei pazienti maschi anziani, con obesità centrale come predittore significativo. Mentre l’età non è significativamente associata alla MASLD. L’obesità centrale e il sesso maschile hanno aumentato il rischio.

 ” Si tratta – affermano congiuntamente Walter Messina e Domenico Cipolla, rispettivamente direttore generale e direttore sanitario dell’ARNAS di Palermo – di un risultato che attesta il significativo contributo dei nostri professionisti anche sul fronte della ricerca scientifica, oltre al valore aggiunto di centri specializzati, qual è il nostro, per gestire pazienti caratterizzati da elevata complessità clinica al fine di pervenire al corretto e precoce inquadramento diagnostico e garantire, così, appropriatezza delle cure, oltre che ottimizzazione delle risorse”. 

Metodologia

“La raccolta dei dati ha coinvolto misurazioni antropometriche (la misurazione del peso e della statura ed il calcolo degli indici ponderali – staturali) complete, valutazioni della pressione sanguigna, analisi di laboratorio ed ecografia addominale. La rigidità del fegato è stata misurata tramite elastosonografia ( tecnica non invasiva che è in grado di valutare l’elasticità di un tessuto e che si basa sulla misura della velocità di propagazione nei tessuti di onde tangenziali indotte dalla forza acustica di un fascio di ultrasuoni focalizzato) a onde di taglio 2D.

Focus con il principal investigator sul ruolo delle differenze di genere, età e fattori associati come obesità e funzione endocrina nella NAFLD

 “La comprensione – afferma Corrao – delle caratteristiche clinicamente rilevanti che definiscono le differenze di genere nella NAFLD è ancora limitata alla moltitudine di fattori che vi contribuisce, quali gli ormoni sessuali; i cromosomi; il microbiota intestinale (popolazione di microorganismi che colonizza un determinato ambiente del corpo umano) e la resistenza all’insulina”. Obesità e stato di menopausa sono i principali fattori che contribuiscono all’insorgenza di NAFLD e alla progressione verso la NASH nelle donne. Gli ormoni sessuali sono coinvolti nella diversa distribuzione dell’adiposità negli uomini e nelle donne. “Le donne hanno un deposito di grasso sottocutaneo più significativo – precisa Corrao – mentre gli uomini presentano una distribuzione più viscerale. Inoltre, gli ormoni sessuali sono coinvolti nella regolazione del metabolismo epatico del glucosio (zucchero) e dei lipidi (grassi). L’aumento del rischio di NAFLD nelle donne in post-menopausa è dovuto alla diminuzione dei livelli di estrogeni che alterano la distribuzione del grasso viscerale ed esitano in dislipidemia”. Gli estrogeni svolgono un ruolo protettivo contro lo sviluppo della resistenza all’insulina e sono coinvolti nella riduzione della sintesi di trigliceridi e nell’aumento dell’ossidazione degli acidi grassi liberi nel fegato. “Le influenze di genere incidono – conclude Corrao – in molti aspetti dell’obesità – tra cui la composizione corporea, il metabolismo dei lipidi, la funzione endocrina e l’infiammazione cronica di basso grado. Obesità e steatosi epatica sono entrambe componenti della sindrome metabolica e sono strettamente correlate. Gli uomini hanno una prevalenza e una gravità della NAFLD più elevate rispetto alle donne durante l’età riproduttiva. Tuttavia, la NAFLD colpisce le donne più frequentemente dopo la menopausa, indicando che gli estrogeni possono offrire una certa protezione”.

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