“Ricorre oggi il quarantesimo anniversario dell’assassinio di Rocco Chinnici, il padre del Pool antimafia, il magistrato che ha cambiato il modo di combattere la criminalità organizzata e per questa ragione è stato punito senza alcuna pietà nella strage di via Pipitone Federico, in cui morirono anche i Carabinieri Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi. Il suo coraggio e la sua lungimiranza non sono stati fermati e negli anni successivi hanno consentito tanti successi. Dopo decenni e tanti servitori dello Stato uccisi brutalmente, sono stati assicurati alla giustizia tutti i vecchi padrini, ultimo Matteo Messina Denaro, responsabili delle stragi e della strategia della tensione che ha provato a piegare la società civile. La guerra non è ancora vinta, perché la mafia prova a riorganizzarsi e a rialzare la testa, dietro ogni retata e ogni colpo. La vittoria definitiva si potrà ottenere quando tutti, istituzioni e società civile, sceglieranno la trasparenza della legalità contro le ombre del malaffare. Ricordare il coraggio di Chinnici, e degli altri servitori dello Stato che sono morti per mano della mafia, è un dovere per testimoniare il loro esempio presso le nuove generazioni, che conoscono quegli anni solo attraverso i racconti e mai più dovranno vivere quel clima”.

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