Continuano gli eventi al Salina International Arts FestIncontri 2023 a Palazzo Marchetti, che si identifica quest’anno più che mai con un ampio e variegato programma con nomi prestigiosi dell’arte e della musica a partire dal mese di giugno sino a tardo settembre.

 

Il Festival Salina International Arts FestIncontri 2023 a Palazzo Marchetti metterà in scena il 3 agosto Mostra La Scena Ritrovata. Bozzetti e figurini di Lamberto Puggelli, a cura della Fondazione Lamberto Puggelli. La mostra dura sino al 31 agosto. A seguire, alle ore 19.30, il concerto di Emanuele Fagotti e Giosi Infarinato. Mentre sino al 7 agosto è in programma la Residenza artistica di Quanta Qualia a cura di Clacson e in collaborazione con Posto Segreto.

 

Da oltre trent’anni Palazzo Marchetti a Malfa, nell’isola di Salina, è la splendida sede degli Incontri culturali promossi dall’Associazione Didime ’90, un intreccio originale e raffinato di varie attività artistiche (musica, danza, teatro, letteratura, mostre, arti visive, workshop) che coinvolgono, mediante residenze artistiche, alcuni protagonisti della scena internazionale, ma che valorizzano e mettono in forte rilievo anche le eccellenze culturali e produttive di Salina e del mondo eoliano. Il Festival, con la direzione artistica di Riccardo Insolia, si svolge nell’arco di ben quattro mesi (dal 12 giugno al 30 settembre) e comprende anche il Salina Jazz Festival, il cui cartellone porta la firma del direttore artistico, il Maestro Giuseppe Urso. Particolarmente significativa anche la componente formativa del programma con Workshop di Renato Grieco, Giovanni Di Domenico, Francesca Taviani, Carmelo Dell’Acqua, Pippo Onorati. Il Festival si avvale della collaborazione con altre istituzioni quali la Fondazione Lamberto Puggelli, il Festival Marosi e dal 2022 propone anche una rassegna denominata Clacson con vari appuntamenti performativi e sonori particolarmente attenti alla contemporaneità a cura delle Edizioni Brigantino. Fra gli ospiti Annamaria Ajmone, Carmelo Dell’Acqua, Paolo Vivaldi, Francesca Taviani, Emanuele Casale, Alberto Ferro, Andrea Mignólo, Marco Sinopoli, Stefano Pescarmona, Laura Saija, Giuseppe Grippi, Francesco Profumo, Marco Viccaro, Gaetano Ortolano, Giulia Lorvich, Natalia Trejbalova, Manlio Speciale, Rossana Barcellona e tantissimi altri.

 

Un particolare sguardo è stato anche dato agli appuntamenti della Finestra Ambiente dedicati all’approfondimento di temi decisivi per l’isola di Salina e il mondo eoliano, quali la biodiversità, le riserve naturali, lo sviluppo dei piccoli borghi. Privo finora di finanziamenti istituzionali, questo grande contenitore di cultura e spettacolo vive grazie alla generosità degli artisti e al sostegno delle realtà produttive e culturali che ne apprezzano la qualità, il respiro internazionale e le originali caratteristiche.

 

Il programma del 2023 prevede anche tre importanti mostre ed è il risultato di una vasta rete di prestigiose collaborazioni culturali (Fondazione Puggelli, Clacson, Marosi, Museo archeologico di Lipari, Orto Botanico Università di Palermo, Sezione di Scienze della Terra del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania, Patrocinio dell’Associazione Italiana di Vulcanologia, Conservatorio di Napoli, Salina Jazz Festival e altri ancora).

 

Tutti gli appuntamenti inseriti nel programma, se non diversamente indicato, avranno luogo a Palazzo Marchetti.

 

Nota su Lamberto Puggelli

Personalità tra le più significative del teatro italiano del Novecento, dal Dopoguerra ai giorni nostri, Lamberto Puggelli (Milano, 1938 – Trecastagni, Catania, 2013) si diploma nel 1958 all’Accademia dei Filodrammatici di Milano, allievo di Esperia Sperani, ma debutta già tre anni prima, mentre frequenta – sempre nella città ambrosiana – la Scuola di Teatro Drammatico di Giovanni Orsini. Così, se già nel 1956 affronta il suo primo Čechov (L’orso), l’anno successivo è impegnato con la grande drammaturgia europea del Novecento, da Pirandello [Sogno (ma forse no), Il berretto a sonagli, Ma non è una cosa seria] a Crommelynck (Il magnifico cornuto), e nel 1959 debutta da professionista, in teatro nel Mago di Edgar Wallace e alla radio in Street Scene, il musical di Emmer Rice e Langston Hughes. Il 1° febbraio 1960 firma la sua prima regia (A ciascuno secondo la sua fame, di Jean Mogin, al Pirandello di Roma), nell’estate dello stesso anno recita per la prima volta en plein air (I sette contro Tebe e Miles gloriosus al Teatro Antico di Taormina) e nell’anno successivo è per la prima volta impegnato in una storica produzione del Piccolo di Milano (El nost Milan di Bertolazzi) per la regia di Giorgio Strehler. L’ultimo dei debutti – questa volta come regista lirico – si compie al Gran Teatro La Fenice di Venezia, nell’inverno del 1965, dapprima come assistente di Mario Labroca per La Cenerentola, quindi come regista effettivo di Œdipus Rex (in cui è anche voce narrante), Il campanello e Werther.

Dalla metà degli anni Sessanta in poi Puggelli è impegnato non solo sui palcoscenici italiani, ma anche sulle scene internazionali di Londra e Mosca, Chicago e Tokyo, Barcellona, Zurigo e Rio de Janeiro, Parigi e New York, Amburgo e Toronto. Firma circa duecento regie, partecipando ad oltre trecento spettacoli, nei quali mette a punto uno stile in cui rigore e fantasia si coniugano – sulla scorta della lezione strehleriana – nel desiderio di ‘raccontare storie’, con un occhio all’estetica originaria dell’autore ed un altro allo spettatore contemporaneo, cui si rivolge il lavoro dell’artista. Per questo le sue esperienze sono d’indirizzo diversificato, e riguardano tanto i grandi spazi teatrali (dall’Olimpico di Vicenza al Teatro Greco di Siracusa, dal Castello Sforzesco di Milano al Castello Ursino di Catania) quanto le sale più piccole, dove si cimenta in attività sperimentali; sia le compagnie private (tra le altre, quelle di Anna Magnani e Anna Proclemer, Alberto Lionello, Ernesto Calindri e Gianni Santuccio), sia alcuni teatri pubblici, su tutti il Piccolo di Milano di Paolo Grassi e Giorgio Strehler e lo Stabile di Catania di Mario Giusti. Per il primo firma le regie, negli anni, de La vita scellerata del nobile signore Gilles de Rais che fu chiamato Barbablù e la vita illuminata del suo re (1973) di Dursi, Lorenzo e il suo avvocato (1984) di Bertolazzi, Le furberie di Scapino (1984) di Molière, Igne Migne (1987) dal romanzo di Alessandro Campanelli, Chi dice sì chi dice no (1988) di Brecht, Conversazione con la morte (1989) di Testori, Pilade (1989) di Pasolini, Il Conte di Carmagnola (1989) di Manzoni, La sposa Francesca (1991) di De Lemene, Libro di Ipazia (1995) di Luzi, Gli ultimi tre giorni di Fernando Pessoa (1995) di Tabucchi, L’Avaro (1997) di Molière, da un’idea di Giorgio Strehler, e Recitazione di Siddharta (1998) di Hesse. Con lo Stabile etneo collabora invece dal 1976, allestendo, tra gli altri, Il Consiglio d’Egitto (1976) di Sciascia, La lupa e altri personaggi e storie della “Vita dei campi di Verga, nell’adattamento di Carmelo Musumarra, Dal tuo al mio (1977, nuova edizione nel 1987) di Verga, I carabinieri (1979) di Joppolo, Corruzione al Palazzo di Giustizia (1979) di Betti, Le esperienze di Giovanni Arce filosofo (1980) di Rosso di San Secondo, A ciascuno il suo (1980) di Sciascia, La ballata del bene e del male (1982) di Albertazzi e Cucchiara, I Malavoglia (1982) di Verga, Questi piccoli uomini feroci: La giara e La patente (1982) di Pirandello, Il bell’Apollo (1984) di Praga, Il giardino dei ciliegi (1985) di Čechov, La Sagra del signore della nave e All’uscita (1988), Cavalleria rusticana, Caccia al lupo e In portineria (1990) di Verga, La lunga vita di Marianna Ucria (1991) di Dacia Maraini, spettacolo per il quale riceve il Premio Idi per la regia 1992, Casa La Gloria (1992), di Di Grado, La nuova colonia (1992) e Questa sera si recita a soggetto (1993) di Pirandello, Il Gattopardo (1996) di Tomasi di Lampedusa, Lu cavaleri Pidagna (1998) di Capuana, Romeo e Giulietta (2001) e Antonio e Cleopatra (2006) di Shakespeare, questi ultimi anche con gli allievi della Scuola d’Arte drammatica “Umberto Spadaro”, di cui è direttore per un triennio.

Gli interessi teatrali di Lamberto Puggelli non si esauriscono tuttavia alla prosa, ma si estendono anche alla regia lirica, con cui s’intersecano in un fitto gioco di rimandi. Vastissimo, anche in questo caso, è il repertorio di titoli – dal primo Settecento alle avanguardie del Novecento – allestiti sui palcoscenici di tutto il mondo, e segnatamente alla Scala di Milano, dove debutta come assistente alla regia per lo storico Simon Boccanegra (1971) di Strehler, e poi presenta ben otto produzioni, Il matrimonio segreto (1972) di Cimarosa, La condanna di Lucullo (1973) di Dessau, Attila (1975) di Verdi, Le Vin herbé (1975) di Martin, La forza del destino (1978) di Verdi, Andrea Chénier (1982) di Giordano, Adriana Lecouvreur (1988) di Cilea e Fedora (1993) di Giordano.

Collezionista di arte varia (burattini, marionette, quadri) ma soprattutto impeccabile catalogatore del suo lavoro, Puggelli durante la sua esistenza cerca di custodire gran parte del materiale preparatorio dei suoi spettacoli. Questa esposizione propone un piccolo, ma significativo itinerario nel mondo di bozzetti e figurini realizzati per gli spettacoli firmati da Lamberto Puggelli tra il 1967 e il 2004. Un percorso apparentemente casuale, ma che ha come fil rouge unicamente l’obiettivo di presentare i ‘gioielli di famiglia’, studi preparatori di produzioni di cui l’artista non soltanto aveva conservato copia, ma che aveva voluto accanto a sé, incorniciati nell’intimità quotidiana della sua dimora milanese: cenacolo d’arte e di vita, confuse in un unico luogo. Accuratamente selezionate per impreziosire la vita domestica, le opere d’arte individuano, infatti, un modo di fare teatro che, in apparenza, di poco si alimenta: tele fondali corde funi per rappresentare l’altrove, raccontare il mondo, suggerire un’illusione che sembri effimera, ma si cementi in maniera duratura nell’immaginario, nel cuore, nei sentimenti dello spettatore. Poste in successione, queste opere possono essere fruite semplicemente badando alla ricchezza del segno grafico, alla suggestione che da questo promana; ma costituiscono anche preziosa memoria, insostituibile lascito di una gloriosa e irripetibile stagione teatrale che soltanto adesso, muniti della necessaria distanza storica, comincia ad apparire per quello che è stata: leggendaria. Ora ch’è venuta la sera sul regno di Lamberto Puggelli, questa piccola ma preziosa esposizione vuole rammentare che, per fare teatro, è sufficiente far luogo a un piccolo arsenale delle apparizioni, da cui cavare le infinite meraviglie della scena.

 

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