Lezioni di Street Food siciliano all’Alberghiero di Erice per 6 migranti aspiranti lavoratori della ristorazione. L’iniziativa, promossa dalla dirigenza della Cooperativa Sociale Badia Grande allo scopo di favorire l’occupazione e l’integrazione attraverso la diffusione delle tradizioni popolari, è stata avallata dal Dirigente Scolastico Pina Mandina dell’Istituto Alberghiero “Ignazio e Vincenzo Florio di Erice. Nel corso del secondo incontro del ciclo denominato “Oltre il cibo”, 6 immigrati, di età compresa fra i 18 ed i 23 anni (provenienti da: Tunisia, Bangladesh, Burkina Faso, Benin, Gambia e Somalia (che in atto già svolgono lavori saltuari nel campo della ristorazione) hanno affiancato la brigata di cucina dell’Istituto, una rappresentativa della IV D ed hanno avuto l’opportunità di immergersi nelle tradizioni culinarie siciliane. Il progetto della Cooperativa Badia Grande mira a favorire l’integrazione culturale e sociale tra la popolazione autoctona ed i migranti, apre anche un dialogo tra culture attraverso il linguaggio universale del cibo e tende a far trovare nuovi sbocchi occupazionali attraverso la formazione.
Sotto la guida esperta del professore di cucina Nino Masanelli e del suo assistente Mario Bianco, gli studenti e i migranti hanno superato le barriere linguistiche e culturali, mettendo “le mani in pasta” per creare deliziosi piatti di Street Food siciliano: dallo sfincione palermitano alle arancine di pistacchio, dai calzoni di verdure e formaggio alle pizzette fritte. In un paio di ore ed il ricco menù di prelibatezze siciliane era pronto. Un vero e proprio spettacolo di armonia, un tripudio di colori e una sinfonia di profumi che hanno inebriato i sensi. Una “esibizione” multietnica davvero magistrale tra fornelli, pentole e teglie, di ragazzi di 7 diverse nazionalità. All’evento hanno assistito i componenti del team multidisciplinare della Cooperativa Badia Grande che gestisce i Progetti SAI a Valderice e a Buseto Palizzolo composto dalle assistenti sociali Maria Pia Rizzo e Vita Messina, e dal mediatore culturale Kiron Singha, nonché i volontari Giulia Buffa e Gabriele Di Costanzo di Prati-Care, una ONG creata nel 2013, che ha lo scopo di intervenire in maniera concreta in aiuto di persone indigenti e bisognosi.
Verso mezzogiorno, una varietà di prelibatezze appena fritte e sfornate: arancine, pizzette, sfincione e calzoni, hanno deliziato il palato della brigata multietnica che le ha preparate. Questo momento di convivialità ha rappresentato un’importante occasione di scambio etnico-culturale non solo nel contesto gastronomico, un confronto, un arricchimento sia per gli studenti sia per gli immigrati che condividono la passione dell’arte culinaria, ma soprattutto un altro piccolo grande passo verso l’inclusione.
L’Alberghiero di Erice, sotto la direzione di Pina Mandina, ha dimostrato un impegno concreto verso l’integrazione, offrendo ai migranti non solo un’esperienza formativa nel campo della ristorazione, ma anche un’opportunità di orientamento scolastico. Questa esperienza culinaria va oltre la semplice preparazione dei piatti: è un ponte che collega le persone, abbattendo frontiere e pregiudizi, e sottolineando l’importanza dell’orientamento scolastico, della specializzazione e delle opportunità lavorative. Un esempio luminoso di come il cibo possa diventare un veicolo di integrazione e di come, attraverso esso, si possano aprire nuove strade verso il futuro.
Questo contenuto è un comunicato stampa. Non è passato dal vaglio della redazione. Il responsabile della pubblicazione è esclusivamente il suo autore.
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