Con un corposo pacchetto di emendamenti al Decreto Sud, il parlamentare Filippo Scerra (M5S) ha proposto una serie di correttivi alla Zes unica istituita dal governo. Il giudizio del parlamentare pentastellato è molto critico su un provvedimento che rischia di essere una mera  concessione di contributi a pioggia al Meridione senza un reale piano di sviluppo delle regioni del Sud, “mancando  così l’obiettivo di renderle realmente attrattive per nuovi investimenti”, anche in termini di funzionalità rapportata alle esigenze di chi vorrebbe avviare nuove imprese.

“Siamo chiaramente favorevoli a creare nelle Regioni meridionali condizioni per attrarre investimenti e favorire lo sviluppo e la crescita, ma l’operazione compiuta da Fitto sembra andare nella direzione opposta”, spiega Scerra. “Innanzitutto stravolge il concetto di Zes, cioè aree geograficamente delimitate caratterizzate da vantaggi fiscali, burocratici e infrastrutturali, con fulcro funzionale nei porti più strategici, come il porto Core di Augusta. Il piano di Fitto toglie invece centralità ai territori e succede così che un’area prioritaria, come quella del porto di Augusta, si ritrovi improvvisamente marginale e tagliata fuori da processi decisionali per il futuro che vengono affidati invece ad una cabina di regia che ignora caratteristiche e peculiarità della zona”, argomenta Filippo Scerra.  

Il parlamentare siciliano non nasconde le sue preoccupazioni. “La sensazione è che manchi una strategia di base, come ad esempio quella che miri anche alla creazione di un indotto. E non mi lascia sereno la mancata indicazione delle risorse che il governo intende impiegare per la Zes unica. Poiché l’area della Zes unica è centinaia e centinaia di volte più grande rispetto alle aree delle singole Zes attualmente in essere, per essere davvero efficace, servirebbe una copertura del credito d’imposta per alcune decine di miliardi. Ma questo Governo dello zero virgola, non troverà mai quei soldi”. 

Il parlamentare cinquestelle si mostra poi critico anche verso la previsione di un solo anno di credito d’imposta. “Non è sufficiente a un’impresa che voglia investire seriamente in un progetto. Per questo ho proposto di allungare il periodo di agevolazione, portando a tre gli anni di credito d’imposta di cui usufruire ed anche per l’acquisto di strumentazioni oltre che per le ristrutturazioni dei capannoni destinati ad ospitare la produzione”. 

Se il governo dovesse insistere con questa formula sbagliata che accentra scelte e controllo, per Scerra diventerebbe “necessaria una rivisitazione della governance che non può escludere completamente le Regioni meridionali e i Comuni da una politica di rilancio dei loro territori e persino dalle procedure amministrative di rilascio delle varie autorizzazioni. Non è realistico immaginare che da Roma, ad esempio, si possa gestire l’autorizzazione di progetti collocati a Siracusa,  senza alcuna interfaccia con le amministrazioni locali. Qui si mette in discussione persino il principio di sussidiarietà”.

Gli emendamenti di cui Filippo Scerra è primo firmatario propongono poi l’eliminazione del vincolo per cui il valore dei terreni e degli immobili non può superare il 50% del valore complessivo dell’investimento agevolato; la riduzione del valore minimo dell’investimento necessario per ottenere un credito d’imposta del valore massimo di 100 mila euro (da 200 a 100mila euro), per coinvolgere anche il tessuto vitale delle medio-piccole imprese. Infine, riguardo alla riduzione al 50%  dell’Ires prevista solo per le imprese collocare nelle vecchie ZES e fino al 2024, si è provveduto con l’emendamento ad estenderla anche alle nuove e fino al 2026.

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