In Sicilia le assunzioni crollano del 40%. Lo dice Sebastiano Cappuccio aprendo a Taormina il XIII congresso regionale Cisl. Nella sua relazione ha messo in luce l’incertezza degli anni del Covid, le difficoltà che le famiglie incontrano e i ritardi da recuperare anche sul fronte delle competenze digitali. Il segretario ha anche avanzato la proposta di un partneriato Regione-forze sociali per la governance del Pnrr e l’idea di un patto che fissi obiettivi di sviluppo “validi a prescindere dai governi in carica”.

I numeri della crisi

Secondo la Cisl, in Sicilia il barometro dell’economia per il 2022 segna incertezza. Nell’Isola il Covid ha portato con sé il “crollo del 37,8 per cento di nuove assunzioni e il balzo del 49 per cento delle domande di indennità di disoccupazione. Sull’isola il 20 per cento delle persone oggi vive in famiglie in cui manca un reddito da lavoro; il 12 per cento versa in condizioni di povertà assoluta. E per il 47 per cento dei nuclei familiari il reddito origina solo da lavoro a tempo determinato mentre ammontano al 19,4 per cento i lavoratori irregolari. Questi i numeri dell’economia siciliana secondo Sebastiano Cappuccio, segretario uscente della Cisl siciliana che ha aperto oggi a Taormina il XIII congresso regionale del sindacato che si chiuderà domani con l’elezione della nuova leadership regionale.

“Una governance concertata delle risorse”

Secondo Cappuccio, la Sicilia ha bisogno di “una governance concertata delle risorse e dei progetti del Pnrr”. “Serve – ha sottolineato – un tavolo di partneriato Regione-forze sociali sul modello nazionale. Una sede che vorremmo replicata territorio per territorio” nel segno di un patto sociale e per il lavoro che fissi tempi, risorse, priorità, obiettivi di sviluppo validi comunque. “A prescindere dai governi in carica”.

Le ambizioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza

Cappuccio ha anche sollecitato il governo regionale a non lasciarsi distrarre da fronti che non siano i problemi concreti che la gente vive. Anzi, “ambizioni e progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza – ha affermato il segretario – dovranno essere connessi con la prossima legge di bilancio e con il prossimo Defr”, il Documento di economia e finanza regionale. Il tema è strategico. E richiede un “ascolto preventivo”: la messa in conto delle istanze e delle attese dell’economia e della società. Il Pnrr, ha insistito Cappuccio, con il suo 40 per cento di risorse destinate al Sud, “è un’occasione irripetibile e imperdibile. E’ l’ultima chiamata”.

La politica che serve alla Sicilia

“La Sicilia ha bisogno di una politica di rilancio, non più semplicemente orientata a superare la crisi ma “espansiva, capace di far ripartire produzione, servizi e occupazione”, ha continuato il segretario. “Di una strategia che non dimentichi famiglie né anziani, disabili e non-autosufficienti. Ma che punti soprattutto, legando piani per il Pnrr e riprogrammazione dei fondi Ue col necessario snellimento delle procedure burocratiche, ad attrarre capitali, completare le reti infrastrutturali materiali e immateriali. A dare corpo alla transizione ecologica e digitale alla quale ha richiamato la Commissione di Bruxelles”.

La ricetta della Cisl

Punto per punto, le proposte Cisl. La pubblica amministrazione. Parola d’ordine: drastica semplificazione burocratica. Ma serve anche un “serio piano di assunzioni” e incentivare la collaborazione, il coordinamento e l’interscambio delle banche dati tra diverse amministrazioni. Inoltre, va finanziato un piano straordinario di formazione per accrescere le competenze, anche digitali. Occhio anche alle reti infrastrutturali. Poi ambiente, rifiuti, economia circolare a attenzione per il tessuto industriale e a foreste e boschi. Serve sfruttare le potenzialità dell’agroalimentare e del mondo delle costruzioni. Attenzione anche alla tutela del lavoro e alla sicurezza nei luoghi di lavoro e al welfare.

Salute, sanità, medicina del territorio

L’impatto del Covid-19 sul sistema sanitario è stato devastante. E “non finiremo mai di ringraziare medici, infermieri e operatori sanitari tutti”. Per uscire dal collo di bottiglia che ha strozzato in questi anni l’organizzazione del settore, è necessario, sono parole di Cappuccio, “un piano strategico che potenzi la capacità di prevenzione e cura garantendo un accesso diffuso ed equo“; promuova l’impiego di tecnologie innovative. Soprattutto, punti su strutture e presidi territoriali e di prossimità, dalle case di comunità agli ospedali di comunità, rafforzando l’assistenza domiciliare con l’obiettivo di tutelare anche il 10 per cento della popolazione con più di 65 anni e chi ha patologie croniche o non è autosufficiente. Inoltre, bisogna puntare sulla telemedicina, sull’assistenza da remoto. E sul completamento e la diffusione del Fascicolo sanitario elettronico.