Intervento del CABS, il Nucleo di volontari specializzati in anti bracconaggio, in merito al ritrovamento, avvenuto alcuni giorni addietro, di una gabbia a ghigliottina in provincia di Messina.
Il grosso strumento in metallo, doveva servire alla cattura dei cinghiali. Una fine tremenda, afferma il CABS, visto che il cinghiale, una volta attirato con della pastura, sarebbe rimasto intrappolato dal terrore fino alla sua uccisione. Il bracconiere, aggiunge il CABS, li uccide con un colpo di fucile oppure, come già riscontrato in altre zone d’Italia, con violenti colpi di lancia. Questo al fine di evitare che il colpo esploso possa attirare attenzioni indesiderate.
Come è noto la gabbia è stata trovata dalla A.N.C.R. Vigilanza, che collabora con il Corpo di Polizia Metropolitana di Messina. Il tutto durante un intervento svoltosi nei pressi di San Piero Patti. Erano stati gli stessi inquirenti a sottolineare il potenziale pericolo dell’arnese non solo per gli animali, ma anche per l’incolumità pubblica. Un fatto che va ad aggiungersi ai numerosi sequestri di strumenti per il bracconaggio già avvenuti nei giorni scorsi. Un’attività di controllo che aveva tra l’altro portato ad elevare sanzioni ad alcuni cacciatori sottoposti a controllo.
“Vale la pena rilevare – ha aggiunto il CABS, – il livello di stampo medioevale di questi strumenti. Il nostro sospetto – hanno affermato i volontari – è che tali metodi siano in Sicilia molto più diffusi di quanto si possa pensare. Ci risulta, infatti, che l’isola sia tra le regioni più carenti in Italia, in termini di repressione del bracconaggio”.
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