Potrebbero sparire le pensioni di reversibilità. Si tratta di quelle pensioni che il pensionato lascia parzialmente in eredità al coniuge che gli sopravvive.

In linea di massima la moglie che sopravvive al marito pensionato (o viceversa) riceve dall’Inps circa il 70% della pensione del marito deceduto. Un passaggio del Ddl di riordino delle prestazioni cambierebbe radicalmente questo diritto.

La nuova norma cancellerebbe il diritto alla pensione di reversibilità trasformandola da trattamento pensionistico in trattamento sociale. ciò significa che il coniuge che sopravvive non ha più diritto alla pensione del deceduto a meno che non dimostri di essere nulla tenente o comunque non in grado di sopravvivere.

Per far ciò lo strumento sarebbe quello dell’Isee. Se la norma dovesse passare così come è annunciata ciò comporterebbe che qualche risparmio in banca, la casa di proprietà magari con mutuo finito di pagare da poco o la convivenza con un figlio che ha un piccolo reddito sarebbero sufficienti a far perdere il diritto alla pensione di reversibilità al coniuge sopravvissuto.

Una norma che ha subito fatto scattare le proteste ma che viene smentita da palazzo Chigi “se ci saranno
interventi di razionalizzazione saranno solo per evitare sprechi e duplicazioni, non per fare cassa in una guerra tra poveri. La delega del governo da’ non toglie, stanziando per la prima volta un miliardo di euro strutturale su una misura unica di lotta alla povertà e predisponendosi a convogliare risorse europee su quello stesso strumento e sulla rete di servizi per la presa in carico offerti da comuni e terzo settore.

Ma la smentita non ha convinto la rete ne le opposizioni interne ed esterne al Pd

 

 

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