«Se l’epidemia fosse scoppiata al Sud sarebbe stata un’ecatombe. Non lo dico con sollievo, ma con rabbia. È il frutto del disinvestimento nella sanità pubblica». Così Giuseppe Provenzano, ministro per il Sud, intervistato dal Corriere della Sera.

«Al Sud abbiamo due settimane di tempo in più – ha detto Provenzano – perché il virus si è diffuso dopo. Non dobbiamo sprecarle: il distanziamento va applicato con la massima cura e intanto dobbiamo ampliare la disponibilità di letti in terapia intensiva. A Sud partivamo da quasi 1.700 posti, ora siamo a 2.400 e dobbiamo arrivare al più presto almeno a 3.500».

Provenzano, però, ha parlato anche di lavoro: «Inutile nasconderselo, l’economia meridionale ha una vasta zona grigia di sommerso. E le misure che il governo ha messo in campo fin qui hanno privilegiato l’emerso, com’era inevitabile. Ma se la crisi si prolunga dobbiamo prendere misure universalistiche per raggiungere anche le fasce sociali più vulnerabili: le famiglie numerose, oltre a chi lavorava in nero».

«L’Unione europea non pensi di cavarsela solo con le poche risorse della politica di coesione o l’allentamento sugli aiuti di Stato, pur necessario – ha aggiunto Provenzano – L’Italia non può finanziare illimitatamente a debito questa crisi. Per uscirne abbiamo bisogno di un piano europeo di investimenti coordinato. Ecco perché gli eurobond o un uso del fondo salvataggi Mes depurato da ogni condizionalità».

Alle parole di Provenzano ha replicato Matteo Salvini, leader delle Lega, ai microfoni di 7Gold: con il governo «stiamo insistendo giorno notte per avere garanzie economiche immediate per tutti o almeno per tantissimi» perché «dopo questa emergenza nulla sarà più come prima» ma «poi leggiamo interviste di un ministro che dice che bisogna aiutare i lavoratori in nero e mi cadono le braccia», aggiungendo che «tra pensionati, precari, disabili, operai a casa c’è un popolo che sta soffrendo e poi sentiamo che bisogna aiutare chi lavora in nero: mi chiedo se siamo in momento normale».