Nella notte tra il 7 e l’8 dicembre 2018, la discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo, in provincia di Ancona, è stata teatro di una tragedia che ha segnato la cronaca italiana. Durante un concerto del rapper Sfera Ebbasta, un gruppo di giovani, noto come la “banda dello spray“, ha spruzzato spray urticante per derubare il pubblico, causando panico e una fuga di massa.
Il bilancio è stato drammatico: cinque minorenni e una mamma di 39 anni hanno perso la vita, mentre 59 persone sono rimaste ferite. Tra i responsabili, Andrea Cavallari, un 26enne originario della Bassa Modenese, condannato in via definitiva a 11 anni e 10 mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale plurimo, furto, rapina e lesioni personali.
Il permesso per la laurea e la fuga
Il 3 luglio 2025, Cavallari, detenuto nel carcere della Dozza a Bologna, ha ricevuto un permesso speciale dal Tribunale di Sorveglianza per discutere la sua tesi di laurea in Scienze Giuridiche presso l’Università di Bologna, dove era iscritto da tre anni con specializzazione in Consulente del lavoro e delle relazioni aziendali. Accompagnato dai familiari e senza scorta della polizia penitenziaria, il giovane ha sostenuto con successo l’esame e partecipato alla cerimonia di proclamazione. Tuttavia, dopo l’evento, Cavallari, rimasto solo con la fidanzata, ha fatto perdere le sue tracce, diventando ufficialmente latitante. Da giovedì 3 luglio, le autorità non hanno più notizie di lui.
Chi è Andrea Cavallari
Originario della Bassa Modenese, Andrea Cavallari aveva 19 anni al momento dell’arresto, avvenuto nell’agosto 2019 insieme ad altri sei membri della “banda dello spray”. Il gruppo, composto da giovani tra i 19 e i 22 anni, era specializzato in rapine nei locali affollati, utilizzando spray al peperoncino per creare caos e derubare le vittime di oggetti di valore, come collanine d’oro. Durante il processo, Cavallari ha sempre sostenuto la propria innocenza rispetto alle morti di Corinaldo, pur ammettendo di aver commesso “mille errori” nella sua vita. Nonostante ciò, la Cassazione ha confermato la sua condanna nel dicembre 2022, insieme a quella degli altri membri della banda.
Un percorso di studi dietro le sbarre
Durante la detenzione, Cavallari si è distinto come detenuto modello, senza mai causare problemi all’amministrazione penitenziaria. Ha intrapreso un percorso di studi universitari, iscrivendosi al corso di laurea triennale in Scienze Giuridiche presso l’Università di Bologna. La sua dedizione gli ha permesso di raggiungere il traguardo della laurea, un risultato che sembrava rappresentare un passo verso il riscatto personale. Tuttavia, la sua decisione di sfruttare il permesso premio per fuggire ha vanificato tutto.
Le reazioni e le critiche
La fuga di Cavallari ha suscitato dure reazioni, in particolare da parte del Sappe, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria. Giovanni Battista Durante, segretario generale aggiunto, ha dichiarato: “Stiamo cercando di lavorare affinché, in situazioni simili, venga dato più spazio alla polizia penitenziaria nell’osservazione dei detenuti come elemento di valutazione per il loro eventuale accesso ai benefici”. La vicenda ha ovviamente riacceso il dibattito sulla gestione dei permessi premio per detenuti condannati per reati gravi, evidenziando possibili lacune nei protocolli di sicurezza. La mancanza di una scorta della polizia penitenziaria durante l’uscita di Cavallari è stata particolarmente criticata, considerando la gravità dei reati per cui era stato condannato.
Le indagini in corso
Le autorità hanno immediatamente avviato le ricerche per rintracciare Cavallari, concentrandosi su Bologna e le aree limitrofe, considerate possibili nascondigli. Gli investigatori stanno esaminando eventuali contatti o aiuti esterni che potrebbero aver facilitato la fuga, con particolare attenzione al ruolo della fidanzata, con cui il giovane si trovava al momento della scomparsa.

Le vittime della Strage di Corinaldo.
Il contesto della strage di Corinaldo
La tragedia della Lanterna Azzurra rimane uno degli episodi più gravi della cronaca recente italiana. La notte del 2018, la banda dello spray ha agito con un piano ben organizzato, spruzzando spray urticante per creare panico e derubare il pubblico. Tuttavia, la calca generata dalla fuga ha provocato il crollo di una balaustra, causando la morte di sei persone e numerosi feriti. Il processo ha portato alla condanna definitiva dei sei membri principali della banda, mentre un ottavo componente, Riccardo Marchi, ha ricevuto una condanna a 10 anni e 5 mesi, confermata in appello il 2 luglio 2025. Marchi, a differenza degli altri, ha sempre negato la sua presenza a Corinaldo.
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