Il virologo dell’Univesità di Milano Maurizio Pregliasco, intervenuto a Circo Massimo, trasmissione di Radio Capital, ha affermato che anticipare le riaperture, scuole comprese, significherebbe «aprire i rubinetti dei contatti» in quanto aumenterebbe le possibilità di contagio da coronavirus.
«Sono un po’ pessimista sulla necessità di insistere ancora, specie per i due ponti che arriveranno, quelli del 25 aprile e 1/o maggio – ha spiegato l’esperto – Dopo, credo che si arrivi a un livello di accettabilità di rischio per riaprire, specie per il lavoro e per le attivitàà strategiche per il Paese. Bar e ristoranti dobbiamo mandarli molto avanti. Solo così riusciremo a ripartire».
A proposito, poi, dei test sierologici, Pregliasco ha detto: «C’è una grande attesa, con una speranza però che il test non può dare, cioé una patente d’immunità. Sono molto sensibili, hanno dei margini di incertezza rispetto soprattutto ai falsi positivi, quindi in caso di negatività c’è maggiore sicurezza del risultato. In caso di positività è necessario ripetere il test e complementarlo con un tampone per verificare se si sono già sviluppati gli anticorpi e se il soggetto è ancora portatore convalescente del virus e quindi contagioso». «Sono più preoccupanti – ha aggiunto il virologo – i risultati dei cosiddetti test rapidi. Hanno margini di errore che possono portare a situazioni non congrue, qui la falsa positività è ancora più evidente. I test servono non tanto per diagnosticare ma per capire regione per regione la diffusione reale del virus».
Per l’esperto, poi, a proposito della scuola, «la soluzione migliore è quella più protettiva, cioé rimanere chiusi fino a settembre. Riaprendo ci sarebbero milioni di bimbi, genitori, docenti e addetti alle che si spostano, aprendo un rubinetto che determinerebbe un gran numero di contatti».
Per Pregliasco, insomma, «bisogna valutare giorno per giorno l’andamento epidemiologico. Le cose stanno migliorando, le terapie intensive si stanno leggermente svuotando, ma ancora ci sono almeno tremila casi al giorno. Rispetto a prima, dove non riuscivamo a intercettare tutti i casi, con una sottovalutazione di almeno dieci volte tanto rispetto al reale, ora siamo più capaci di individuare i casi».
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