Sette persone sono state uccise a colpi d’arma da fuoco in una sinagoga di Gerusalemme est. Almeno tre quelle ferite. L’attentato è avvenuto nel quartiere Neve Yaakov verso le 20.15 di ieri, venerdì 27 gennaio, ora locale.
La polizia israeliana ha riferito che l’aggressore, definito “terrorista” è stato neutralizzato. Si tratta di un palestinese di Gerusalemme est. Sempre la polizia ha comunicato di avere arrestato 42 persone in relazione alla sparatoria e il commissario Kobi Shabtai ha parlato di “uno dei peggiori attacchi degli ultimi anni”.
Stando a quanto ricostruito, i fedeli israeliani si erano riuniti per pregare all’inizio del Sabbath ebraico in una sinagoga e se ne stavano andando quando l’uomo ha aperto il fuoco, poi colpito a morte dagli agenti.
L’attacco, avvenuto nel Giorno della Memoria che commemora i sei milioni di ebrei uccisi dal nazismo durante la seconda guerra mondiale, è stato festeggiato dai palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza con manifestazioni e distribuzione di dolciumi.
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha parlato con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e “ha chiarito che si è trattato di un attacco contro il mondo civilizzato”, aggiungendo che Biden ha anche “sottolineato l’impegno ferreo degli Stati Uniti per la sicurezza di Israele”.
Netanyahu, dal canto suo, ha affermato che “è necessario agire con determinazione e calma”, spiegando che il governo ha già deciso “passi immediati”.
Infatti, l’esercito e la polizia, in conseguenza dell’attentato, hanno elevato lo stato di allerta in tutto il Paese, con ulteriori spiegamenti di forze in Cisgiordania e il presidio di luoghi pubblici in Israele. Si prevede, quindi, una dura risposta.
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