“Abbiamo sentito il rumore dell’auto che ci passava accanto, poi gli spari e ci siamo dispersi. Quando siamo tornati indietro abbiamo visto Alessandro steso in terra nel sangue”, dopo essere stato investito dall’auto.
Così uno dei giovani italiani che faceva parte del gruppo di turisti coinvolti nell’attentato di ieri, venerdì 7 aprile, a Tel Aviv in Israele, ad opera di un arabo israeliano, che ha causato la morte di Alessandro Parrini. “Eravamo appena arrivati in città – ha aggiunto – e stavamo andando a raggiungere l’altra metà della comitiva in un ristorante di Giaffa”.
Le indagini della polizia israeliana
Nonostante quanto riportato dal ministero degli Esteri Antonio Tajani e le parole di gioia della Jihad Islamica, secondo la polizia israeliana potrebbe non essersi trattato di un atto terroristico e stanno indagando in tal senso. Lo riporta Haaretz, citando Ami Eshed, comandante della polizia di Tel Aviv.
Infatti, una fonte della polizia ha spiegato che nell’auto del presunto aggressore non sarebbe stata ritrovata un’arma ma una pistola giocattolo. Inoltre, un parente del principale sospettato Yousef Abu Jaber ha affermato di non “credere che abbia fatto una cosa del genere, è inconcepibile che Yousef, una persona molto tranquilla e rispettosa, abbia fatto ciò. Siamo sotto shock totale e se avessimo saputo in anticipo le sue intenzioni glielo avremmo impedito. Non ha mai mostrato segni di radicalismo e non ha mai avuto alcun background ideologico”.
I genitori di Alessandro
Parrini, avvocato, era originario di Monteverde (Roma). I genitori, lasciando la casa del figlio, hanno ricordato “la semplicità, la riservatezza, e la modestia” di Alessandro. “Dove è arrivato e i traguardi da lui ottenuti – hanno aggiunto – non li conosceva nessuno, solo lo studio per cui lavorava. Alessandro era fatto così”.
Infine, la procura di Roma ha aperto un fascicolo di indagine in relazione alla morte dell’italiano. I magistrati dell’antiterrorismo, coordinati dal procuratore aggiunto Michele Prestipino, hanno già ricevuto una prima informativa da Digos e Ros e procedono per i reati di attentato con finalità di terrorismo, omicidio e lesioni.
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