Una scena inaspettata ha interrotto la routine del carcere di Civitavecchia martedì 2 dicembre: una donna è stata denunciata per atti osceni in luogo pubblico dopo un incontro molto ravvicinato con il suo compagno, detenuto all’interno dell’istituto. La vicenda è stata riportata da Fanpage.it.

Un incontro in sala colloqui finito con una denuncia

Tutto è accaduto durante un regolare orario di visite. La donna si era recata al carcere di Civitavecchia per incontrare il suo fidanzato, detenuto nella struttura. Secondo quanto riportato, i due si sarebbero lasciati andare a gesti affettuosi sempre più audaci, culminati in un comportamento esplicitamente intimo, che si sarebbe consumato alla presenza non solo delle guardie penitenziarie, ma anche di altri detenuti, familiari e visitatori presenti nella sala colloqui.

Stando alla ricostruzione dei fatti, la donna si sarebbe nascosta sotto il tavolo per compiere un atto intimo, spingendo gli agenti a intervenire immediatamente. La visita è stata interrotta, la donna allontanata dalla struttura e, poco dopo, è scattata la denuncia per atti osceni in luogo pubblico.

Le possibili conseguenze legali: rischio da 4 mesi a 4 anni e mezzo

Dal punto di vista giuridico, la questione è tutt’altro che marginale. L’atto contestato rientra nella fattispecie di reato prevista dall’articolo 527 del Codice Penale, che punisce chiunque compia atti osceni in luogo pubblico o aperto al pubblico. La pena prevista varia da quattro mesi a quattro anni e sei mesi di reclusione.

“La mia assistita ha saputo di essere indagata a piede libero per questa vicenda – ha dichiarato l’avvocato Antonino Castorina, legale della donna e del detenuto, a Fanpage – Attendiamo la chiusura delle indagini preliminari per verificare la reale condotta contestata, atteso che il tema dell’affettività in carcere andrebbe disciplinato e normato a livello nazionale”.

Una storia nata in carcere, tra lettere e affetto a distanza

La relazione tra i due protagonisti non è nata per caso. Si erano conosciuti proprio tra le mura del carcere, un anno e mezzo fa, quando entrambi erano reclusi nello stesso istituto penitenziario, seppur in sezioni separate. La loro storia è proseguita per mesi tramite una fitta corrispondenza, fatta anche di lettere dal contenuto esplicitamente passionale.
Quando la donna è stata rilasciata, la coppia ha potuto ritrovarsi nei momenti consentiti dai regolamenti carcerari, in occasione dei colloqui. Ma proprio durante uno di questi incontri la passione ha superato i limiti imposti dalla legge e dal decoro richiesto in una struttura penitenziaria.

Il vuoto normativo sull’affettività in carcere

La vicenda mette in luce un tema ancora irrisolto nel sistema penitenziario italiano: l’assenza di una normativa chiara sull’affettività tra detenuti e partner. A oggi, in Italia non esiste una legge che regoli in modo sistematico e uniforme i momenti di intimità all’interno delle carceri, a differenza di altri Paesi europei dove esistono spazi dedicati e protetti per favorire la relazione affettiva dei detenuti. L’avvocato Castorina ha infatti sottolineato che “il tema dell’affettività in carcere andrebbe disciplinato e normato a livello nazionale”. Un appello che va oltre il singolo episodio e chiama in causa istituzioni e legislatori.

Approfondimenti

Affettività e carcere in Italia

In Italia, l’argomento della vita affettiva dietro le sbarre è ancora un tabù. Nonostante alcune aperture giurisprudenziali e progetti pilota, la realtà quotidiana dei detenuti resta segnata da limitazioni che coinvolgono non solo la libertà, ma anche le relazioni personali. Secondo l’Associazione Antigone, che si occupa di diritti dei detenuti, la mancanza di spazi protetti per incontri familiari è una delle principali carenze delle carceri italiane. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha inoltre più volte richiamato gli Stati membri, Italia compresa, a garantire un “minimo di vita privata” anche per i detenuti.

Libertà sessuale nelle carceri europee: tra diritti umani e pragmatismo

Nelle carceri di diversi Paesi europei – come Svizzera, Spagna, Germania, Danimarca e Paesi Bassi – la libertà sessuale dei detenuti è riconosciuta come parte del diritto alla vita privata e familiare (art. 8 CEDU). Sono previsti colloqui intimi senza sorveglianza in apposite stanze, visite coniugali anche per coppie non sposate o omosessuali, e in alcuni casi (Svizzera, Norvegia) permessi di uscita per rapporti sessuali. Queste misure riducono tensione, violenza e recidiva, favorendo il reinserimento. In Italia e in molti Stati dell’Est Europa tali diritti restano invece negati, considerati un “privilegio” incompatibile con la pena detentiva. Il contrasto evidenzia una frattura culturale tra concezioni riabilitative e puramente retributive della detenzione.

Atti osceni in luogo pubblico, cosa dice la legge italiana

In Italia gli atti osceni in luogo pubblico sono disciplinati dall’articolo 527 del Codice penale, che oggi qualifica la condotta “semplice” come illecito amministrativo e non più come reato. Chi compie atti osceni in luogo pubblico, aperto o esposto al pubblico rischia una sanzione pecuniaria da 5.000 a 30.000 euro, con importi determinati in base alla gravità del fatto. Resta invece la rilevanza penale, con pena della reclusione da quattro mesi a quattro anni e sei mesi, quando il fatto avviene all’interno o nelle immediate vicinanze di luoghi abitualmente frequentati da minori.

Curiosità: lo sapevi che…?

In Svezia, Norvegia e Germania, esistono apposite “stanze dell’affetto” dove i detenuti possono passare tempo da soli con i propri partner o familiari. Questi spazi sono considerati parte integrante della rieducazione e del rispetto dei diritti umani. In Italia, invece, solo poche carceri sperimentano progetti simili in forma occasionale o per casi selezionati.

FAQ – Domande frequenti

  • Qual è il reato contestato alla donna?
Atti osceni in luogo pubblico, secondo l’articolo 527 del Codice Penale.
  • Cosa rischia legalmente?
Una condanna che può andare da 4 mesi fino a 4 anni e 6 mesi di reclusione.
  • L’atto è stato ripreso dalle telecamere?
Non è ancora stato chiarito. Le indagini in corso cercheranno di verificare la presenza di immagini o testimoni.
  • È consentito avere rapporti intimi in carcere?
In Italia non esiste una legge che lo consenta esplicitamente. Alcune strutture possono autorizzare incontri affettivi in casi particolari.
  • Perché si parla di vuoto normativo?
Perché manca una regolamentazione nazionale che disciplini i diritti affettivi e relazionali dei detenuti.