Se ne parla di meno rispetto alle scorse settimane ma il caro benzina continua ad esserci.

Nonostante i prezzi medi regionali (che, in teoria, dovrebbero fare da ‘calmiere’ perché ogni consumatore potrebbe segnalare chi specula eccessivamente), non è affatto raro imbattersi in stazioni di rifornimento dove il carburante costa 2 euro e anche qualcosa in più al litro.

Ad esempio, secondo quanto rilevato ieri, sabato 16 settembre, dal MIMIT – il Ministero delle Imprese e del Made in Italy – il prezzo della benzina in modalità self in autostrada è di 2,062 euro al litro e il prezzo medio del gasolio è di 2,002. Lo sforamento a 2 euro riguarda in particolare Basilicata, Calabria, Liguria, Puglia, Sardegna e Valle d’Aosta ma anche in Sicilia sono stati avvistati stazioni in cui il costo della verde ha superato questa soglia.

Le conseguenze del caro benzina sulla spesa

Il caro – benzina, tra l’altro, trascina con sé vari effetti collaterali. Assoutenti, ad esempio, ha rivelato che i prezzi della verdura fresca sono saliti del 20,1% su base annua ad agosto, mentre la frutta è rincarata del 9,4%. E, purtroppo, non finisce qui perché la lista delle conseguenze sul carrello della spesa degli italiani è lunga: zucchero +43,3%; olio +37,1%, patate e pomodori +25%; riso, carote e cipolle +23%; gelati e latte conservato +15%; arance +18,4%. Eccetera, eccetera.

Il bonus

Il Governo Meloni ovviamente sa e cerca di trovare delle contromisure, come un bonus d 80 euro al mese, caricabile sulla carta Dedicata a te, lanciata a luglio, che prevede già un contributo una tantum di 382,50 euro per l’acquisto di beni e alimenti per la famiglie con almeno 3 componenti e un ISEE fino a un amassimo di 15.000 euro lordi.

Situazione destinata a peggiorare

La situazione, però, non è destinata a migliorare. Gianni Murano, numero uno di UNEM, l’associazione che raggruppa le società petrolifere, intervistato da La Repubblica, ha affermato: “Il picco deve ancora arrivare. Nel 2023 c’è stata una ripresa globale della domanda con una media di 102 milioni di barili al giorno, più del periodo pre-Covid”. La causa? L’effetto della scelta dell’Opec+, l’associazione dei Paesi produttori che ha come azionisti di maggioranza Arabia Saudita e Russia, di prorogare il taglio della produzione del petrolio fino alla fine dell’anno. Di conseguenza, “l “il prezzo del Brent è salito di 17 dollari nel giro di due mesi, superando i 90 dollari al barile. È un dato alto”, ha spiegato sempre Murano.

Quindi, basta il bonus del Governo per le famiglie più difficoltose per dare una soluzione veloce ed immediata al problema?

No, secondo Gabriele Melluso, vicepresidente di Assoutenti: “Il governo deve abbandonare la strada dei bonus e tagliare da subito le accise” con lo scopo di creare un effetto calmierante su tutti i prezzi al dettaglio.

Da Palazzo Chigi, però, al momento non è prevista alcuna risposta a quest’appello.

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