46 milioni di dollari, ovvero 41 milioni di euro e spicci.

Questa è la somma esorbitante che Ikea, il colosso svedese del mobile, dovrà risarcire al papà e alla mamma di Josef Dudek, morto all’età di due anni nel 2017, nella sua casa di Buena Park, in California, negli Stati Uniti d’America, schiacciato da una cassettiera di più di 30 chilogrammi.

La multinazionale fondata da Ingvar Kamprad è stata accusata di non avere avvisato i clienti di ancorare la cassettiera al muro, nonostante fosse a conoscenza del pericolo di ribaltamento del modello Malm. Infatti, Ikea aveva offerto un kit di ancoraggio a muro gratuito ai suoi milioni di clienti, prima di emettere un richiamo ufficiale della cassettiera.

I genitori di Josef ha fatto sapere che devolverà un milione di dollari a diverse associazioni che si occupano di sensibilizzare e chiedere verifiche più rigorose per i mobili. Non si tratta, comunque, del primo maxi risarcimento per Ikea: già nel 2016 l’azienda aveva raggiunto un accordo di 50 milioni di dollari con tre famiglie e sempre per bambini schiacciati da mobili caduti, ovvero Camden Ellis e Curren Collas, entrambi di 2 anni, e Ted McGee, di 23 mesi.

Nel caso specifico, poi, Jozef Dudek è l’ottavo bambino deceduto in Nord America. Dopo la sua morte l’azienda con sede legale nei Paesi Basi aveva deciso di ritirare dai negozi 29 milioni di cassettiere del modello Malm, avvertendo altresì che il modo migliore per evitare che i mobili si ribaltino è fissarli alle pareti.

Lars Petersson, Ceo di Ikea, aveva anche assicurato una campagna di comunicazione imponente attraverso i social media, il suo sito e le inserzioni in tv e sulla carta stampata. Inoltre, Ikea aveva inviato 13 milioni di e-mail con i dettagli sul ritiro dei mobili.

Tuttavia, secondo Giovanni D’Agata, presidente dello Sportello dei Diritti, «il tragico evento ha sollevato molti interrogativi sull’efficacia della campagna di comunicazione di Ikea, circa il richiamo e gli avvertimenti».

Infine, in merito alla vicenda, un portavoce di Ikea ha dichiarato: «Sebbene nessun accordo possa cambiare i tragici eventi, per il bene della famiglia e di tutti coloro che sono coinvolti siamo grati che questa causa sia giunta a conclusione».

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