Analoga polemica era stata aperta sulla corrida, poi riconosciuta patrimonio culturale della Spagna. Lo stesso iter era stato seguito dalla Francia (in pochi lo sanno ma anche in quel paese si svolgono le corride) proposta inizialmente approvata e poi rigettata.
A ritornare ora sull’idea di definire patrimonio culturale un’attività basata sull’uso e addirittura morte degli animali è ancora una volta la Spagna.
A farsi sentire sono le località del sud dove più radicate sono certe tradizioni.
Stante quanto riportato dal PACMA, il Partito Animalista Spagnolo, ad annunciare l’intento che ha già scatenato vivaci polemiche, sarebbe stato il Partito Popolare della città di Cordova che avrebbe così sposato un cavallo di battaglia delle locali federazioni di cacciatori. La richiesta, da avanzare al Consiglio Provinciale di Cordova, è proprio quella di riconoscere all’attività venatoria una propria identità da proteggere per il “forte carattere culturale e sociale”.
Un tentativo che gli animalisti spagnoli considerano ovviamente inaccettabile. Le vittime animali di tale pratica sarebbero infatti ben 40 milioni, per non considerare quelli feriti e non recuperati dai più inesperti. Vi è poi la vicenda cani, che in Spagna ha assunto connotati di rilevo Europeo con la nota vicenda dei levrieri. Animali abbandonati o uccisi se non utili all’attività, ricordano sempre gli animalisti. Ed infine le munizioni, con le tonnellate di piombo sparse ogni anno nell’ambiente. Un metallo, notoriamente pericoloso una volta che entrato nella catena alimentare. I dati diffusi dal PACMA sono preoccupanti e farebbero risultare proprio la Spagna come uno degli stati più compromessi al mondo dai micidiali pallini.
Dunque, riferisce il PACMA, niente cultura associata alla caccia.
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