Manca in Italia un registro centrale sul numero di cacciatori. Le stime vanno pertanto estrapolate da quelle delle licenze di porto d’arma uso caccia, anche se rimane qualche dubbio sulla reale coincidenza con i seguaci di Diana.
Una recente polemica, ad esempio, ha rilevato come l’aumento di tali licenze registrato nel 2015 (+ 12,5%) potrebbe essere un po’ mendace. Ad insospettire è il simultaneo aumento delle licenze uso sportivo (+18,5%) mentre, stranamente in tempi di paure e controlli stringenti, è la dimuinuizione di quelle per difesa personale. Ad ogni modo il dato più recente, oggi riportato con entusiamo dal CABS, il nucleo di volontari esperti di antibracconaggio, è quello ripreso da La Stampa. 579.252 licenze di caccia che sarebbero state rilasciate nel 2016 contro i 751.876 titolari del 2007: quasi un quarto in meno in circa dieci anni.
Un dato che assume gli aspetti di un vero e proprio crollo, se rapportato con quello degli anni d’oro della caccia. Nel 1980, infatti, vi erano ben 1.701.853 cacciatori. Così come confermato da Coldiretti, si tratterebbe, rispetto alle stime del 2007, di una diminuizione pari al 55,8% alla quale si accompagna l’aumento dell’età media. Insomma ancora un rilevante serbatoio di voti, a voler dar credito alle polemiche animaliste, ma non più dai limiti sconfinati.
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