Il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana, è indagato nell’inchiesta della Procura di Milano sulla fornitura di 75mila camici del valore di mezzo milione di euro affidata da Aria, la centrale acquisti della Regione, alla Dama, la società del cognato del governatore, Andrea Dini (già indagato con l’accusa di turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente insieme al direttore uscente di Aria, Filippo Buongiovanni).

Al momento escluse eventuali responsabilità di Roberta Dini, moglie di Fontana, che detiene il 10% delle quote di Dama.

Nel dettaglio, Fontana è indagato per frode in pubbliche forniture sui camici sanitari prima forniti per 513 mila euro e poi donati dalla società del cognato alla Regione.

Come riportato dal Corriere della Sera, secondo l’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, l’affidamento diretto senza gara della fornitura, che risale allo scorso 16 aprile, sarebbe avvenuto in conflitto di interessi e l’ordine sarebbe poi stato trasformato in donazione solo il 20 maggio, in una mail alla centrale acquisti regionale Aria spa allora diretta da Bongiovanni, quindi con la rinuncia a farsi pagare dalla Regione i 49.353 camici e 7.000 set già consegnati.

L’11 giugno, stando a quanto riportato dal quotidiano milanese, Fontana avrebbe chiesto alla fiduciaria di non fare più il bonifico, mentre il cognato «invece di regalare ad Aria spa anche i 25.000 restanti camici degli iniziali 75.000 tramutati in donazione alla Regione, per rifarsi del mancato guadagno cerca invano (attraverso una agente a provvigione) di rivenderli alla casa di cura varesina ‘Le Terrazze’, a 9 euro l’uno anziché 6».

Appresa la notizia, Fontana su Facebook ha affermto: «Duole conoscere questo evento, con le sue ripercussioni umane, da fonti di stampa. Sono certo dell’operato della Regione Lombardia che rappresento con responsabilità».