Le Casse di previdenza professionali «che erano pronte a partire con l’indennità, alla luce delle nuove regole non sono nelle condizioni di poter distinguere i soggetti a cui il Reddito di ultima istanza spetta, oppure no». Di conseguenza, i pagamenti si sono fermi.
Lo ha denunciato l’UNGDEC (Unione nazionale dei giovani dottori commercialisti), a proposito del bonus da 600 euro per i professionisti che, nelle ultime ore, ha subito le correzioni del decreto imprese e del decreto Cura Italia. Sono stati, infatti, modificati i requisiti per l’accesso al beneficio, vincolandolo agli iscritti in maniera esclusiva alle Casse private.
Inoltre, come riportato da Adnkronos, il bonus potrà essere ottenuto soltanto se non si percepisce una pensione. La precisazione è contenuta nel decreto legge per il credito alle imprese, pubblicato in Gazzetta ufficiale. Nel provvedimento si precisa che ai fini del riconoscimento dell’indennità «i professionisti iscritti agli enti di diritto privato di previdenza obbligatoria» devono intendersi «non titolari di trattamento pensionistico e iscritti in via esclusiva».
Il problema è sorto, quindi, per i liberi professionisti iscritti alle casse previdenziali di categorie perché sono cambiate le disposizioni per i professionisti a basso reddito e per chi l’attività è stata danneggiata dall’emergenza coronavirus.
Come riportato su Quifinanza.it, le Casse hanno già ricevuto circa 500mila richieste ma tra queste ci sono anche quelle dei professionisti che svolgono anche un’attività da dipendenti che, stando alla nuova versione del decreto, andranno depennate. Di conseguenza, gli enti hanno dovuto bloccare i pagamenti. Ad esempio, l’ENPAM (la cassa dei medici e dei dentisti) ha fermato 25.262 bonus in partenza e lo stesso vale per la Cassa dei dottori commercialisti (CNPADC).
Il Sole 24 Ore ha scritto «le Casse hanno già ricevuto circa 500mila richieste, ma tra queste ci sono quelle dei professionisti che svolgono anche un’attività da dipendenti, che andranno depennate. In queste ore gli enti si stanno confrontando per decidere come fare, l’idea prevalente è quella di chiedere un’integrazione delle domande. Nel frattempo c’è chi ha bloccato l’invio di ulteriori domande (in teoria possibili fino al 30 aprile), e chi invece ancora le sta raccogliendo. È certo, però, che l’erogazione del bonus, che per alcuni enti doveva cominciare già dal 10 aprile, risulta sospesa».
Commenta con Facebook