Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, finisce sotto accusa per dichiarazioni giudicate lesive nei confronti dello studio legale Giarda.

Un nuovo capitolo, dagli sviluppi sempre più controversi, si aggiunge all’infinita saga giudiziaria legata all’omicidio di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Al centro dell’attenzione ora non c’è un indagato per omicidio, ma un avvocato: Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, è infatti indagato a Milano per diffamazione aggravata.

Il procedimento, seguito dal pubblico ministero Fabio De Pasquale, nasce da alcune dichiarazioni rilasciate da Lovati il 13 marzo 2025, davanti alle telecamere. A denunciarlo sono stati gli avvocati Enrico e Fabio Giarda, noti per aver difeso per otto anni Alberto Stasi – condannato in via definitiva a 16 anni per il delitto – insieme al compianto padre, Angelo Giarda, figura di spicco della professione forense, scomparso nel 2021.

Le dichiarazioni contestate: “Una macchinazione della difesa Giarda”

Al centro della denuncia, alcune frasi che Lovati avrebbe pronunciato nel corso di un’intervista, in cui si è espresso in termini molto duri sulla storica difesa di Stasi. Tra le affermazioni incriminate spiccano:
“L’indagine del 2017 è frutto di una macchinazione della difesa Giarda”. “È stata frutto di una macchinazione organizzata dagli investigatori dello studio degli avvocati difensori di Stasi che clandestinamente hanno prelevato il Dna” a Sempio.

Secondo i Giarda, queste dichiarazioni rappresentano un attacco diretto alla loro reputazione professionale. La denuncia sottolinea come si tratti di frasi “gravissime” che “minano fortemente la credibilità dello studio e dei suoi componenti”. Gli stessi avvocati ricordano che una precedente archiviazione – in merito a una querela presentata da Sempio e dallo stesso Lovati – aveva già stabilito che le attività difensive condotte nel 2017 furono “ai soli fini di giustizia, in maniera non invasiva e non lesiva”.

Una vicenda che si ripete: le accuse non sono nuove

Non è la prima volta che Lovati si trova al centro di una polemica simile. Già nel 2017, a seguito di alcune affermazioni rilasciate durante una puntata di Quarto Grado, fu querelato dai fratelli Giarda e indagato sempre per diffamazione. In quel caso, la vicenda si chiuse con un accordo economico di risarcimento.
Otto anni dopo, la situazione sembra ripetersi, con una differenza importante: il tono delle dichiarazioni appare ancora più estremo e diretto. I Giarda parlano apertamente di “recidiva” da parte di Lovati e sarebbero già al lavoro su una seconda querela, stavolta legata alle affermazioni rilasciate nel podcast Falsissimo condotto da Fabrizio Corona.

Il podcast con Corona: accuse, toni sopra le righe e alcol

Le frasi pronunciate nel podcast sono state definite da molti deliranti e senza alcuna base giuridica. Durante l’intervista con Corona, Lovati ha sostenuto: “Io gli dicevo: io Bossetti sono l’amante di Yara Gambirasio. Ci trovavamo tutte le settimane e scop… come due scim… ecco perché c’è il mio dna”. E ancora: “Condannatemi per violenza sessuale con minorenne consenziente, non per omicidio, io non l’ho uccisa. Basta, vincevi il processo”.

Si tratta di dichiarazioni completamente avulse dalla realtà processuale, considerando che Lovati non ha alcun ruolo nel caso Gambirasio e che Massimo Bossetti è stato condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio della giovane Yara.

Quando interrogato sul perché di quelle frasi, Lovati ha risposto durante il programma Ore 14: “Corona è venuto lunedì, molto tardi, e mi ha proposto di fare un serial, un film. Mi ha detto: ‘Tu sei Gerry La Rana’ […] Intanto mi versa da bere. L’importante, mi dice, è che io inframmezzi tutto con volgarità. Lui mi ha tradito perché poi lo ha diffuso con altre finalità. Non so che cos’ho detto, a furia di bere”.

“Mi difenderò da solo” – La replica di Lovati

Nonostante il clima incandescente, Massimo Lovati non sembra intenzionato a fare un passo indietro. Dopo aver ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini, ha dichiarato: “Mi difenderò da solo”.
Ribadendo che le sue affermazioni sull’indagine del 2017 – condotta proprio sul suo assistito Andrea Sempio – rappresentano, a suo avviso, una lettura legittima dei fatti. Una posizione che però rischia di costargli caro, sia dal punto di vista penale che disciplinare.

Aperto anche un procedimento disciplinare dall’Ordine degli Avvocati

A complicare ulteriormente la posizione del legale milanese interviene ora anche l’Ordine degli Avvocati di Milano, che attraverso il proprio Consiglio Distrettuale di Disciplina (CDD) ha aperto un’istruttoria disciplinare per valutare le esternazioni pubbliche di Lovati. L’organismo, competente per il Foro di Pavia, ha avviato l’esame dei contenuti di vari esposti ricevuti in merito a comportamenti ritenuti non compatibili con la deontologia forense. Nel mirino non ci sono solo le dichiarazioni sul caso Garlasco, ma anche quelle – già citate – sul delitto di Yara Gambirasio, un procedimento in cui Lovati non ha alcuna legittimazione processuale.