Mario Cipollini, ex campione di ciclismo, è stato condannato a tre anni di reclusione dal Tribunale di Lucca, in primo grado, per maltrattamenti, minacce e lesioni ai danni dell’ex moglie Sabrina Landucci.

La donna, ospite di Storie Italiane, su Raiuno, ha affermato: “Mi fa piacere questa sentenza e questa vittoria, anche se diciamo che non è una vittoria, ma una vita difficile. È stato un percorso difficilissimo, la parte della difesa mi ha fatto veramente molto, molto male. Mi sono sentita offesa nell’immagine di madre inadeguata. È la fine di un incubo”.

E ancora: “Sono stati sette anni difficili, io sono stata abbastanza riservata nelle mie cose. Ma ad un certo punto ho dovuto dire basta e urlare quello che avevo dentro, perché era difficile e insostenibile. È una vita che lotto per le mie figlie, faccio di tutto per loro, quindi l’immagine di madre inadeguata con cui sono stata dipinta, mi ha fatto veramente male. Per me è stata una vita complicata, con una figura di un personaggio su cui non ho niente da dire sul lato sportivo, ma purtroppo ha avuto difficoltà forti nella nostra relazione che mi hanno decisamente danneggiato. Questa sentenza credo sia giusta al di là che faccia male a tutti, perché fa veramente male”.

Il processo è durato sette anni: “Ho pensato di poter gestire una situazione che a un certo punto dopo anni di separazione non sono più riuscita a gestire – ha spiegato la donna – Ho avuto paura, e in quel momento ho detto basta e un po’ inconsapevolmente ho fatto questo passo. Non sapevo a cosa andassi incontro, ad un processo così lungo, non lo immaginavo. Fortunatamente è la prima volta e spero anche l’ultima, non lo auguro a nessuno, però ho dovuto farlo. Non ce la facevo più a tenere tutto dentro, una cosa molto più grande di me. Si è conclusa bene, anche se qui non ci sono vincitori. Io ho due figlie, quindi la parte lesa credo siano loro. Era giusto pensare a loro: un segno che una donna ad un certo punto deve dare anche nel rispetto delle altre donne e soprattutto dei propri figli. Non si può sottostare, ma è difficile denunciare. Sono cose talmente private e intime che è difficile mettere alla mercé di tutti”.

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