La Corte costituzionale ha stabilito che è “discriminatoria e lesiva dell’identità del figlio” la regola che attribuisce automaticamente il cognome del padre. Alla luce di questa sentenza, la regola diventa che il figlio assume il cognome di entrambi i genitori nell’ordine concordato dagli stessi, salvo diversa decisione di attribuire soltanto il cognome di uno dei due. In mancanza di accordo sull’ordine di attribuzione del cognome di entrambi i genitori, resta salvo l’intervento del giudice in conformità con quanto dispone l’ordinamento giuridico.

In attesa del deposito della sentenza, che avverrà nelle prossime settimane, l’Ufficio comunicazione e stampa della Corte costituzionale fa sapere che le norme censurate sono state dichiarate illegittime per contrasto con gli articoli 2, 3 e 117, primo comma, della Costituzione, quest’ultimo in relazione agli articoli 8 e 14 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Gli avvocati Giampaolo Brienza e Domenico Pittella, che hanno portato il caso davanti alla Consulta, hanno dichiarato: “Storico risultato! La pronuncia della Corte Costituzionale sul cognome del nato rappresenta una piccola rivoluzione. Da oggi i genitori potranno scegliere il cognome della madre o del padre o di entrambi e, in mancanza di accordo, il nato avrà il cognome di entrambi”.

Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani (AMI), ha affermato: “Finalmente la Corte Costituzionale chiarisce una volta per tutte l’annosa questione del cognome paterno che viene da sempre assegnato al figlio sia nell’ambito della coppia sposata che in quello delle coppie di fatto. Cambia completamente la cultura giuridico giudiziaria del nostro diritto di famiglia, si tratta di una pronuncia importante adesso toccherà al legislatore mettere in atto questa rivoluzione perché solo così possiamo scrivere la parola fine al paternalismo e al maschilismo del nostro diritto”.

Elena Bonetti, ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, ha affermato: “Oggi la Corte Costituzionale ha giudicato illegittime le norme che prevedono l’automatica attribuzione del cognome paterno ai figli. Già in passato la Consulta aveva acceso un faro sul carattere discriminatorio di un simile automatismo, sia verso i figli che verso le madri. Oggi torna a ricordarci che è arrivato il tempo di cambiare: abbiamo bisogno di dare corpo, anche nell’attribuzione del cognome, a quella pari responsabilità tra madri e padri che è insita nella scelta genitoriale, ed è compito alto e urgente della politica farlo. Andiamo avanti presto e insieme su questa strada, che più volte ho sollecitato a percorrere: da ministra garantisco all’iter parlamentare tutto il sostegno del Governo per fare un altro passo fondamentale nel realizzare l’uguaglianza di diritti tra le donne e gli uomini del nostro Paese”.