Il cambiamento climatico provocherà ogni anno 250 mila morti in più.  Quasi 7 milioni di persone muoiono ogni anno a causa dell’inquinamento dell’aria, provocato soprattutto dall’insostenibilità del sistema dei trasporti e dalle fonti di energia domestica che contribuiscono, direttamente o indirettamente, al cambiamento climatico. Dell’insieme delle malattie trasmissibili e non trasmissibili come ictus, ischemie, diarrea e tumori, quasi un quarto è attribuibile a fattori di rischio ambientale modificabili.

A lanciare l’allarme è la dott.ssa Flavia Bustreo, candidata dall’Italia alla direzione generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ed attuale Vice Direttore Generale Salute della Famiglia delle Donne e dei Bambini,  intervenuta oggi alla Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC-COP22), che si svolge in questi giorni a Marrakech.

Un esempio di stretta correlazione – ha dichiarato la dott.ssa Flavia Bustreo – tra il cambiamento dei vettori che trasmettono malattie infettive e la salute materna ed infantile, è stata la recente epidemia Zika, molto probabilmente legata a un cambiamento climatico nei paesi. E ancora, le zanzare vettori di malaria oggi sopravvivono ad altezze sul livello del mare molto più elevate rispetto a dieci anni fa, come gli altopiani dell’Etiopia e del Kenya, dove la malaria non era più presente da molti anni”.

L’Accordo di Parigi adottato il 12 Dicembre dell’anno scorso stabilisce l’obiettivo di limitare l’incremento del riscaldamento globale a meno di 2 gradi Celsius (°C) e di puntare a limitarlo a 1,5 ° C. Primo accusato tra i banchi degli imputati è il carbone, combustibile fossile altamente inquinante responsabile del 46% delle emissioni di gas serra mondiali, di cui si dovrà fare a meno entro il 2030, se davvero si vorrà intraprendere una svolta decisiva contro il riscaldamento globale. A Marrakech, però, si aggiunge la preoccupazione su un possibile rallentamento del processo di decarbonizzazione proprio per il risultato delle elezioni americane.

Siamo ancora in tempo per mettere in pratica azioni concrete”, continua la Dott.ssa Bustreo che ha anche partecipato all’evento organizzato dall’Unione Interparlamentare in occasione di COP22 che ha riunito parlamentari da più di 50 paesi, compresa una delegazione dall’Italia. E proprio in rappresentanza dell’Italia è intervenuto il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, per raccontare dell’impegno dell’Italia su questi temi.

Dopo la finalizzazione di questo storico accordo – ha dichiarato il Ministro Galletti – è ora tempo di passare all’azione e alla definizione di obiettivi e linee guida chiari per la realizzazione degli impegni presi da parte dei Paesi. Tutti i Paesi del mondo hanno un ruolo da giocare, e l’Italia è in prima fila non solo nella realizzazione di questo cambiamento, ma anche nell’affermazione e tutela del diritto alla salute come correlato ai rischi ambientali, e si farà portavoce di questo principio in questi giorni a Marrakech, cosi come in occasione del prossimo G7 a guida Italiana”.

Nonostante siano sempre più forti le prove degli effetti che i fattori di rischio ambientali hanno sulla salute, l’azione politica e gli investimenti necessari ad affrontare su larga scala queste sfide risultano insufficienti. Nei paesi sviluppati solo il 3% degli investimenti sanitari è destinato alla prevenzione, contro il 97% speso per cure e trattamenti, con un conseguente aumento dei costi sanitari in tutto il mondo.

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