In Cina, per la prima volta dalla diffusione del coronavirus, non è stato registrato nessun caso di contagio interno. Invece, sono stati conteggiati 34 casi di positività arrivati dall’esterno: si tratta dell’incremento quotidiano più grande nelle ultime due settimane. Quindi, il totale dei casi di positività ‘importati’ dall’Estero sono saliti a 189. Lo ha reso noto la Commissione Nazionale della Salute.

Pare sotto controllo, quindi, la situazione a Wuhan, la città – focolaio della pandemia, dove il coronavirus è comparso a dicembre. Lì e nella provincia di Hubei nelle ultime 24 ore si sono registrate 8 vittime, portando così il totale dei decessi a 3.245. Invece, i casi positivi sono 81mila ma ‘soltanto’ 7.263 sono i malati.

Per quanto riguarda le misure previste per chi arriva dall’estero, c’è la quarantena obbligatoria e a Pechino, nella maggior parte dei casi, questa avviene in albergo. Però, chi vive da solo, chi ha più di 70 anni, i minori e le donne che aspettano un bambino possono restare a casa.

Infine, a proposito del tasso di mortalità dell’infezione da coronavirus in Cina, uno studio pubblicato sulla rivista Nature Medicine, coordinato da Joseph Wu, dell’Università di Hong Kong, è stata stimata la percentuale di 1,4%. Nel dettaglio, i dati di base su cui è stato fatto il calcolo sono i 79.394 casi confermati con i sintomi della malattia Covid-19 e i 2.838 decessi registrati complessivamente in Cina al 29 febbraio 2020, fra cui i 48.557 casi e i 2.169 decessi avvenuti a Wuhan.

Se in media per chi ha i sintomi la probabilità di morire per il coronavirus SarsCoV2 in Cina è dell’1,9%, la percentuale cambia per fasce di età: i calcoli indicano che, rispetto a chi ha fra 30 e 59 anni, i giovani con meno di 30 anni hanno una probabilità superiore dello 0,6%, mentre nelle persone di oltre 59 anni la probabilità di morire dopo aver sviluppato i sintomi è superiore di 5,1 volte.