Accordi con gli agricoltori e recinti elettrificati per proteggere gli ultimi nidi italiani di Albanella minore (Circus pygargus).

Si tratta, infatti, di un rapace molto raro che un tempo nidificava nelle steppe. Ambienti, spiega la LIPU, in Italia ormai rarissimi essendo in buona parte convertite in campi cerealicoli.

In Puglia, tra le aree di nidificazione, spicca da qualche tempo anche quella in Capitanata, nella provincia di Foggia, individuata e tutelata dalla LIPU nel 2015 dopo anni di monitoraggio, unica di tutta l’Italia meridionale e per questo di grande importanza. “Quasi 300 ore di volontariato – spiega Enzo Cripezzi della LIPU -: prima per individuare le coppie e quindi i nidi al suolo, in genere nei seminativi, in una corsa contro il tempo prima della mietitura; poi per coinvolgere gli agricoltori al fine di evitare la mietitura del nido e posizionare una rete di protezione intorno allo stesso. Infine per manutenzionare le reti e seguire la crescita dei giovani fino all’involo, con un occhio attento agli incendi delle stoppie che, anche indirettamente, potrebbero colpire i giovani prima che siano abili al volo. Tutte criticità che vanno a sommarsi ai fattori naturali come quelli meteo”.

Le coppie individuate sono appena cinque. Tutte importantissime per la difesa della biodiversità dalla quali si sono involati 3 preziosi giovani che dopo alcune settimane hanno seguito gli adulti nel loro primo, più pericoloso viaggio migratorio.

La loro nidificazione è sempre più a rischio a causa delle moderne pratiche agricole.

Queste, afferma la LIPU, rappresentano la minaccia più concreta alla sopravvivenza della rara specie. Tuttavia l’uomo può diventare amico dell’Albanella minore che, per altro, si rivela anche un alleato degli agricoltori poiché si nutre principalmente di roditori. L’esperienza maturata in altri contesti, e dallo scorso anno in Capitanata, ha dimostrato la sensibilità delle imprese agricole, malgrado le note difficoltà per il comparto, a collaborare per salvare i “falchi del grano” per altro senza che questo comporti perdita di reddito. Ad oggi la tecnica di intervento più efficace si è dimostrata quella di individuare per tempo i nidi e di evitare la mietitura solo per qualche metro intorno allo stesso. Poi è necessario recintarlo con una rete elettrificata cosi da impedirne l’accesso di predatori terrestri. Infatti il nido, benché salvato dalla trebbiatrice, non è più mimetizzato e rimane allo scoperto nelle stoppie, inevitabilmente condannato alla predazione di volpi, cani randagi o altri predatori terrestri.

Una operazione delicata ma se attuata con attenzione permette alle Albanelle di continuare la nidificazione fino all’involo dei giovani.

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