In Italia le vittime del Covid-19 sarebbero state sovrastimate rispetto agli altri Paesi dell’Europa.
Questo trend è emerso dal settimo rapporto congiunto tra l’ISTAT e l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) sull’impatto dell’epidemia sulla mortalità complessiva, pubblicato a marzo, inerente a ciò che è avvenuto negli ultimi due anni.
Il campione preso in considerazione dall’ISS è rappresentativo — per età, provenienza geografica, patologie — dei decessi Covid nel complesso. In alcuni casi – si stima il 10% del totale – i pazienti sarebbero morti “con” il Covid e non “per” il Covid.
Nel dettaglio, nel rapporto si spiega come nelle cartelle cliniche prese in esame, il Covid-19 venga indicato come l’unica causa responsabile del decesso nel 23% dei casi, mentre nel 29% dei casi è presente una concausa e nel 48% si riscontrava più di una causa possibile per il decesso. Nel 90% delle schede compilate dai medici italiani, però, il Covid-19 veniva indicato come causa direttamente responsabile del decesso. Da questa discrepanza deriverebbe una sovrastima dei dati dei decessi per Covid nel nostro Paese.
Questa settimana, l’indice RT medio calcolato sui casi sintomatici è stato pari a 1 (range 0,94 – 1,09), in diminuzione rispetto alla settimana precedente. Lo riferisce il bollettino di monitoraggio settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità. L’indice di trasmissibilità, basato sui casi con ricovero ospedaliero diminuisce leggermente e si colloca al di sotto della soglia epidemica, con un RT pari a 0,92 al 5 aprile, rispetto all’1,03 al 29 marzo.
In calo anche l’incidenza settimanale a livello nazionale: 717 ogni 100 mila abitanti. La scorsa settimana l’incidenza era di 776 ogni 100 mila abitanti.