C’è una correlazione tra l’epidemia di coronavirus e la rete 5G? No, «non ci sono evidenze scientifiche». Lo ha ribadito Dottoremaeveroche, il sito della FNOMCEO (Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri) con lo scopo di smascherare le fakenews legate al mondo della Salute.

A proposito delle teorie che circolano sul web, il sito dice: «La prima sostiene che le reti 5G possano indebolire il sistema immunitario, rendendo quindi più a rischio le persone esposte alle onde radio dei ripetitori. La seconda afferma che le reti 5G possono facilitare la diffusione di batteri all’interno delle comunità. Entrambe le supposizioni sono false e mancano di studi scientifici che le confermino».

In pratica, secondo vari studi,  i livelli di energia delle onde radio 5G sono molto bassi e, quindi, non abbastanza forti da influenzare il sistema immunitario. «L’altra ipotesi poggia invece su uno studio del 2011 effettuato da alcuni ricercatori della Northeastern University di Boston e dell’università di Perugia secondo la quale i batteri riuscirebbero a diffondersi meglio grazie a un solido supporto elettromagnetico (ma nel caso della Covid-19 parliamo di un virus, non di un batterio)»,  si legge su Dottoremaeveroche.

«I ricercatori concludono che le radiazioni elettromagnetiche possono influenzare alcune reazioni chimiche e non, come riportato in maniera distorta da alcuni, che il supporto elettromagnetico favorirebbe la proliferazione delle colonie batteriche. A questo proposito, rispolveriamo la differenza tra virus e batterio: il primo non riesce in alcun modo a sopravvivere (e quindi replicarsi) in un ambiente esterno. Ecco perché la sua resistenza al di fuori dell’organismo è estremamente bassa, nonostante alcuni virus respiratori riescano a sopravvivere a lungo. I batteri, invece, sono in grado di riprodursi autonomamente nell’ambiente in cui si trovano, su qualsiasi superficie».

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