Il presidente siriano Bashar al-Assad ha chiesto alla Turchia di intervenire per fermare l’avanzata dei ribelli jihadisti, che stanno minacciando le sue forze governative. Parallelamente, ha richiesto armi e assistenza di intelligence agli Emirati Arabi Uniti, Egitto, Giordania e Iraq. Tuttavia, tutti questi Paesi hanno finora rifiutato il suo appello, mostrando una crescente distanza politica dalla leadership siriana. Funzionari di Egitto e Giordania avrebbero addirittura sollecitato Assad a lasciare la Siria, sottolineando la sua posizione sempre più isolata.

Iran ritira personale e militari dalla Siria

L’Iran, principale alleato regionale di Assad, ha avviato il ritiro del proprio personale diplomatico e militare dalla Siria. Come rivelato dal New York Times, questa mossa dimostra l’incapacità dell’Iran di mantenere al potere Assad, in un momento di grave crisi per il regime. Tra le persone evacuate verso l’Iraq e il Libano figurano membri del personale diplomatico iraniano, le loro famiglie, civili e alti comandanti delle Forze Quds, l’unità d’élite del Corpo delle Guardie della Rivoluzione.

Questo ritiro rappresenta un colpo significativo per il governo siriano, che vede diminuire il sostegno militare iraniano in un momento cruciale.

Giordania evacua i propri cittadini

La Giordania ha emesso un appello ai propri cittadini residenti in Siria, invitandoli a evacuare immediatamente il Paese. Secondo l’agenzia giordana Petra, è stata istituita una cellula di crisi nazionale che coinvolge tutte le agenzie pertinenti per organizzare l’evacuazione in sicurezza. “Garantiremo il ritorno sicuro dei nostri cittadini il prima possibile”, ha dichiarato l’ambasciatore Sufian Qudah, portavoce del Ministero degli Affari Esteri giordano.

Israele rafforza le difese sulle alture del Golan

Di fronte alla crescente instabilità, le forze armate israeliane hanno annunciato l’invio di ulteriori rinforzi nella regione settentrionale delle alture del Golan. Questa decisione riflette la preoccupazione per l’avanzata dei ribelli islamisti in Siria, che hanno già conquistato Aleppo e Hama e stanno combattendo intensamente a Homs. Scontri violenti sono segnalati anche nelle province meridionali di Daraa e Suwayda, avvicinando ulteriormente il conflitto ai confini israeliani.

Interventi militari statunitensi in Siria

Il presidente uscente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha ordinato due incursioni contro postazioni iraniane in Siria in risposta agli attacchi subiti da personale militare americano. “Ho ordinato alle forze degli Stati Uniti di condurre dei singoli attacchi l’11 novembre 2024 e il 26 novembre 2024 contro le strutture in Siria utilizzate dal Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) dell’Iran e dai gruppi di milizie affiliati”, ha scritto Biden in una lettera indirizzata ai leader del Congresso.

Questi attacchi mirano a colpire quartier generali, depositi di armi e infrastrutture logistiche delle milizie iraniane, rafforzando la posizione americana nella regione in un momento di alta tensione geopolitica.

Un quadro complesso di alleanze e conflitti

Il conflitto in Siria si intensifica, con Assad che cerca disperatamente supporto internazionale mentre perde l’appoggio di vecchi alleati come l’Iran. Allo stesso tempo, le azioni militari americane e l’aumento della presenza israeliana nella regione evidenziano l’urgenza di trovare una soluzione politica a una crisi che continua a destabilizzare il Medio Oriente.