Il Cremlino ha confermato il ritiro di alcune forze dai confini dell’Ucraina, ma ha sottolineato che la Russia continuerà a spostare le truppe in tutto il Paese come meglio crede.

Dmitry Peskov, portevoce del Cremlino, ai giornalisti ha detto: “Abbiamo sempre detto che una volta terminate le esercitazioni, le truppe sarebbero tornate alle loro basi permanenti. Non c’è niente di nuovo. È un processo normale“.

Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha affermato: “Il 15 febbraio 2022 passerà alla storia come il giorno del fallimento della guerra di propaganda occidentale. Umiliati e distrutti senza sparare un colpo”.

Gli Stati Uniti d’America, ricordiamo, prevedevano un attacco per la giornata di domani, mercoledì 16 febbraio.

Cos’è successo? O la Russia non ha mai avuto intenzione di invadere l’Ucraina e ha pianificato una massiccia esercitazione militare (anche se 150mila soldati mobilitati così come caccia, navi e altri mezzi sono davvero tanti) come deterrenza per l’ingresso di Kiev nella NATO o la politica diplomatica di questi giorni dell’Occidente, comprensiva di diffusione di informazioni dell’intelligence per ‘bruciare’ le mosse russe, ha raggiunto l’obiettivo di scongiurare la guerra (ma, finché non ci sarà un ritiro completo delle truppe, non si potrà mettere la parola fine a questa crisi).

Chiaro che Mosca non confermerà mai questa seconda ipotesi, se fosse vera, perché sarebbe come ammettere una sconfitta. Di conseguenza, le narrazioni sono e resteranno due, proprio come accadeva nei lunghi anni della Guerra Fredda.