Il servizio di sicurezza russo ha accusato le forze ucraine di essere responsabili dell’uccisione della figlia di un uomo molto vicino a Vladimir Putin.

Ieri, domenica 21 agosto, la 29enne Darya Dugina è morta dopo l’esplosione di una bomba collocata sulla Toyota Land Cruiser su cui viaggiava.

La vittima era la figlia dell’ultranazionalista e filosofo russo Alexander Dugin che ha spesso sostenuto l’invasione dell’Ucraina da parte del suo Paese.

Sebbene i funzionari ucraini abbiano negato qualsiasi coinvolgimento nell’attentato, il Servizio di sicurezza federale russo (FSB) ha affermato che la responsabilità è a carico dei servizi speciali dell’Ucraina. Infatti, in una dichiarazione diffusa oggi, lunedì 22 agosto, dai media russi, si legge: “È stato stabilito che il crimine è stato preparato e commesso dai servizi speciali ucraini”.

L’FSB ha affermato che i servizi hanno assunto una donna che si è trasferita in Russia a metà luglio con la figlia di 12 anni e ha affittato una proprietà nello stesso complesso di Dugina. Secondo la nota, inoltre, la sospettata ha guidato una Mini Cooper, con varie traghe, ed è fuggita in Estonia dopo l’attentato.

Mykhailo Podoliak, consigliere del capo dell’ufficio presidenziale, ha dichiarato: “L’Ucraina non ha assolutamente nulla a che fare con quanto successo perché non siamo uno stato criminale o terrorista come la Russia”.

Il padre di Dugina è stato descritto come un fascista russo e il ‘cervello di Putin’ per via della sua influenza sul presidente. S’ipotizza che il filosofo si sarebbe dovuto trovare in auto con la figlia o al suo posto. Dugin ha affermato che “mia figlia è morta per il terrorismo di Kiev”.

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