Il 13 agosto 2007, Garlasco, in provincia di Pavia, fu sconvolta dall’omicidio di Chiara Poggi, una giovane di 26 anni trovata senza vita nella villetta di famiglia in via Pascoli.

A distanza di quasi due decenni, il caso torna al centro dell’attenzione con una svolta clamorosa: un’impronta palmare attribuita ad Andrea Sempio, amico del fratello di Chiara, e nuove analisi sul DNA trovato sotto le unghie della vittima hanno spinto la Procura di Pavia a riaprire le indagini. Questo sviluppo, insieme a interrogatori simultanei e nuove perquisizioni, solleva interrogativi sulla condanna definitiva di Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara, che sta scontando una pena di 16 anni.

La scoperta dell’impronta palmare

Il nuovo capitolo del caso Garlasco si apre con la “papillare 33”, un’impronta palmare rinvenuta sul muro delle scale che conducono alla taverna della villetta di via Pascoli, vicino al punto in cui fu trovato il corpo di Chiara Poggi. Questa traccia, repertata nel 2007 ma inizialmente giudicata “priva di sangue e illeggibile” dal RIS (Raggruppamento Investigazioni Scientifiche), è stata riesaminata con tecnologie avanzate. Gli accertamenti, condotti dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Milano su incarico della Procura di Pavia, hanno rivelato che l’impronta è compatibile con quella di Andrea Sempio, oggi 37enne.

Secondo un’informativa del 2020, citata dalla Procura, è “logico-fattuale” dedurre che questa impronta possa appartenere all’assassino. Tuttavia, i legali di Sempio, Massimo Lovati e Angela Taccia, sottolineano che il loro assistito frequentava regolarmente la casa dei Poggi, spesso utilizzando il computer in camera di Chiara o scendendo in taverna. “Non c’è nulla di oscuro” nell’aver lasciato tracce in quella casa, ha dichiarato Taccia, evidenziando che la presenza dell’impronta potrebbe essere spiegata da contatti precedenti e non necessariamente legati al crimine.

Il DNA sotto le unghie di Chiara

Un altro elemento centrale è il DNA trovato sotto le unghie di Chiara, che la vittima avrebbe utilizzato nel disperato tentativo di difendersi. Inizialmente considerato “anonimo” nelle indagini del 2007, questo materiale genetico è stato rivalutato con tecniche di ultima generazione. I consulenti della Procura, Carlo Previderè e Pierangela Grignani, hanno confermato che il DNA su due dita della mano sinistra e una della destra è “perfettamente sovrapponibile” a quello di Sempio.

Questa scoperta, emersa grazie a un’analisi commissionata dalla difesa di Alberto Stasi e successivamente confermata dalla Procura, ha spinto il giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli a disporre un incidente probatorio, fissato per il 9 aprile 2025, per ulteriori approfondimenti genetici. L’incarico è stato affidato al super perito Emiliano Giardina, noto per aver identificato “Ignoto 1” nel caso Yara Gambirasio. Le analisi includeranno non solo il DNA di Sempio, ma anche quello di Stasi e di altri soggetti maschili che frequentavano la villetta, oltre a oggetti mai esaminati come un tappetino da bagno, confezioni di tè, yogurt e cereali.

Tuttavia, la difesa di Sempio solleva dubbi sulla validità di queste prove, richiamando un’archiviazione del 2017 in cui si ipotizzava una possibile contaminazione del DNA. Secondo il decreto di allora, Chiara e Sempio utilizzavano lo stesso computer di casa Poggi, spesso usato dagli amici di Marco per giocare ai videogiochi. “È assolutamente plausibile che irrilevanti quantità di materiale genetico riconducibile ad Andrea Sempio si siano depositate sulle unghie di Chiara” durante l’uso della tastiera, si legge nel documento. Inoltre, il DNA risultava “degradato”, rendendo difficili certezze sulla sua origine.

Le telefonate sospette e l’alibi di Sempio

Le indagini si concentrano anche su una serie di chiamate telefoniche effettuate da Sempio al numero fisso di casa Poggi nei giorni precedenti il delitto. Tra il 30 luglio e l’8 agosto 2007, sono state registrate sei chiamate, tre delle quali avvenute dopo che Marco Poggi e i suoi genitori erano partiti per le vacanze in Trentino, lasciando Chiara sola. Sempio ha giustificato queste chiamate come tentativi di contattare Marco, sostenendo di non sapere che l’amico fosse già partito. Tuttavia, la loro brevità (10, 2 e 21 secondi) e il contesto hanno sollevato sospetti.

Un altro elemento controverso è l’alibi di Sempio per la mattina del delitto. Il 18 agosto 2007, l’allora 19enne dichiarò di essersi recato alla libreria Feltrinelli in Piazza Ducale a Vigevano intorno alle 10. Tuttavia, la difesa di Stasi ha fatto notare che il 13 agosto 2007 era un lunedì e la libreria era chiusa. Sempio ha poi prodotto uno scontrino di parcheggio con orario delle 10:18, ma le celle telefoniche del suo cellulare lo collocano a Garlasco, non a Vigevano, tra le 9:58 e le 12:18. Questo dettaglio, insieme alle chiamate, è stato definito “suggestivo ma senza sostanza” dai magistrati, che continuano a indagare.

Interrogatori simultanei e nuove perquisizioni

Oggi, 20 maggio, segna un momento cruciale per le indagini. La Procura di Pavia, guidata dal procuratore aggiunto Fabio Napoleone e dai pm Stefano Civardi, Valentina De Stefano e Giuliana Rizza, ha convocato in contemporanea Andrea Sempio, Alberto Stasi e Marco Poggi per interrogatori separati. Sempio, indagato per omicidio in concorso con ignoti o potenzialmente con Stasi, non si è presentato, citando una “questione procedurale”, mentre Stasi, in qualità di testimone assistito, e Marco Poggi, come persona informata sui fatti, hanno risposto alle domande.

Parallelamente, il 14 maggio 2025 i carabinieri di Milano hanno effettuato perquisizioni nelle abitazioni di Sempio, dei suoi genitori e di due suoi amici, Mattia Capra e Roberto Freddi, sequestrando telefoni e computer. Le celle telefoniche di Capra e Freddi, che dichiararono di essere rimasti a Garlasco la mattina del delitto, sembrano contraddire le loro versioni, alimentando l’ipotesi di un possibile coinvolgimento di più persone.

Un martello scomparso e nuove ipotesi sul movente

Un ulteriore sviluppo riguarda la possibile arma del delitto. Le indagini si concentrano su un martello a coda di rondine, scomparso dalla casa dei Poggi, trovato di recente in un canale vicino alla villetta. Gli accertamenti, condotti 18 anni dopo, mirano a verificare la compatibilità con le ferite di Chiara, che fu colpita ripetutamente con un oggetto contundente. La Procura non esclude l’ipotesi di un “secondo uomo”, un “Ignoto 1” suggerito da un’altra traccia genetica parziale trovata sulle unghie della vittima.

Sul movente, gli inquirenti stanno esplorando l’ipotesi di un attacco improvviso, forse legato a un rifiuto o a un’infatuazione non corrisposta. Il fatto che Chiara, trovata in pigiama, abbia aperto la porta al suo assassino suggerisce che conoscesse il colpevole. Il RACIS sta lavorando a un profilo psicologico di Sempio per chiarire le motivazioni di un possibile gesto estremo.

Il destino di Alberto Stasi

Mentre le indagini su Sempio procedono, Alberto Stasi, condannato nel 2015 a 16 anni per l’omicidio, rimane al centro del caso. Attualmente in regime di semilibertà, Stasi ha sempre proclamato la sua innocenza, dichiarando il 12 marzo 2025: “La mia coscienza è leggera, chi dice che ho ucciso Chiara non sa di cosa parla”. La sua difesa, guidata dagli avvocati Giada Bocellari e Antonio De Rensis, vede nelle nuove analisi un’opportunità per un’eventuale revisione del processo. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha chiarito che un’eventuale corrispondenza del DNA con Sempio non basterebbe da sola a scagionare Stasi, data la presenza di un “mosaico di prove” a suo carico.

La Procura di Pavia, nel frattempo, ha ribadito che l’obiettivo delle indagini non è scagionare Stasi, ma chiarire ogni aspetto ancora oscuro del delitto. La famiglia Poggi, provata da anni di sofferenza, ha reagito con riserbo. Rita Poggi, madre di Chiara, ha dichiarato: “Immagini lei” quando le è stato chiesto se queste novità riaprano un calvario per la famiglia.