Chiara Ferragni, la celebre social influencer e imprenditrice digitale, ha attaccato Fratelli d’Italia sul tema dell’aborto.

In una storia convidisa su Instagram, la 35enne ha affermato: “Ora è il nostro tempo di agire e far sì che queste cose non accadono”. Il riferimento è a Fratelli d’Italia perché “ha reso praticamente impossibile abortire nelle Marche che governa. Una politica che rischia di diventare nazionale se la destra vince le elezioni”.

La replica di Fratelli d’Italia

FdI, però, ha rimandato al mittente le accuse della Ferragni con una nota a firma di Isabella Rauti, responsabile del dipartimento famiglia del partito presieduto dalla Meloni ed Eugenia Roccella, candidata.

“Se la stampa e le influencer vogliono occuparsi seriamente dell’aborto nella regione Marche – si legge – dovrebbero informarsi sulla base dei dati e consultare le relazioni annuali al Parlamento sulla legge 194. Per esempio, leggendo l’ultima firmata dal ministro Speranza si evince che nelle Marche l’offerta del cosiddetto servizio di IVG (interruzione volontaria di gravidanza, n.d.r.) è di gran lunga superiore a quella nazionale: le interruzioni volontarie di gravidanza, possono essere effettuate nel 92,9% delle strutture sanitarie mentre la media italiana è del 62%”.

E ancora: “Per quanto riguarda gli obiettori, il numero di aborti a carico dei medici non obiettori è 0,8 aborti a settimana, non sembra quindi che l’obiezione di coscienza, diritto civile previsto dalla legge 194, sia un ostacolo. Per quanto riguarda il cosiddetto ‘aborto chimico’ (pillola RU486), invece, va ricordato che le linee guida del Ministero non sono vincolanti (infatti, l’Emilia Romagna ne ha sempre avute di proprie, diverse da quelle nazionali); e soprattutto che quelle attuali, emanate dal ministro Speranza, non rispettano la stessa legge 194, quando prevedono che l’aborto possa essere effettuato nei consultori ovvero fuori dalle strutture ospedaliere. È doveroso ricordare anche che la pillola Ru486 è un aborto più economico per il servizio sanitario ma più pericoloso per la salute delle donne, considerati i numerosi effetti collaterali e una mortalità più alta, come emerge dalla letteratura scientifica in materia”.

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