A Castel d’Azzano, in provincia di Verona, un’esplosione ha devastato un casolare agricolo causando la morte di tre carabinieri e il ferimento di altri quindici tra forze dell’ordine e vigili del fuoco. Una tragedia che non nasce all’improvviso, ma che affonda le radici in un lungo disagio sociale, economico e psicologico vissuto da tre fratelli, ora arrestati, che abitavano abusivamente l’edificio da tempo.
Tre carabinieri uccisi durante uno sgombero
Erano le prime ore del mattino quando il casolare dei fratelli Ramponi è esploso. L’intervento delle forze dell’ordine era motivato da due provvedimenti giudiziari: uno civile, per eseguire lo sgombero dell’immobile pignorato, e uno penale, per effettuare una perquisizione alla ricerca di armi ed esplosivi.
La deflagrazione ha colto tutti di sorpresa, uccidendo Marco Piffari, Davide Bernardello e Valerio Daprà, tre carabinieri che stavano operando all’interno della casa. Le prime ricostruzioni parlano di 5-6 bombole di gas e residui di molotov ritrovati sul posto. Poco prima dell’esplosione, gli operatori avrebbero sentito un fischio, riconducibile all’apertura delle bombole.
Una tragedia annunciata
I fratelli Maria Luisa, Dino e Franco Ramponi, tutti sulla sessantina, non erano nuovi a gesti estremi. Lo scorso novembre, durante un primo tentativo di sfratto, si erano barricati in casa con taniche di benzina, saturando l’ambiente con il gas. Solo l’intervento dei vigili del fuoco aveva evitato il peggio.
A settembre 2025, durante un altro tentativo di esecuzione immobiliare, uno dei fratelli aveva minacciato di farsi esplodere, mentre Maria Luisa si era cosparsa di amuchina minacciando di darsi fuoco. Le avvisaglie di una tragedia erano dunque note. Gli investigatori avevano già segnalato la presenza di molotov nascoste sul tetto della casa.
“Era una casa disastrata, senza luce, non so neanche se c’è l’acqua. Era una casa veramente fatiscente. Non c’era neanche l’allaccio della corrente elettrica: una casa per modo di dire” — Raffaele Tito, Procuratore capo di Verona
I tre fratelli erano allevatori e agricoltori in gravi difficoltà economiche. Dopo aver sottoscritto un mutuo ipotecario che non erano riusciti più a sostenere, il casolare era stato pignorato. La residenza, secondo le autorità, non aveva elettricità né condizioni igieniche minime.
I vicini li descrivono come persone schive, isolate, che lavoravano di notte e dormivano di giorno. Per accudire le poche mucche rimaste, avevano installato un faro potentissimo per illuminare il campo antistante. Vivevano del latte ricavato e avevano progressivamente perso ogni legame con il mondo esterno.
“Nessuno li vedeva e nessuno sa perché vivevano così”, racconta un vicino. “Vivevano con il poco latte che ricavavano dalle mucche”.
Una dinamica che si ripete
L’esplosione del casolare non è un episodio isolato. I fratelli Ramponi erano già noti alle forze dell’ordine per due casi precedenti, entrambi con la stessa modalità: saturazione della casa con gas per evitare lo sgombero. Questa volta, però, la situazione è precipitata in maniera tragica. Due dei tre fratelli, Maria Luisa e Dino, sono rimasti gravemente ustionati nell’esplosione. Il terzo, Franco, è riuscito a fuggire ma è stato catturato poche ore dopo.
La posizione della Procura: “Omicidio premeditato”
Il procuratore capo di Verona, Raffaele Tito, non ha dubbi sulla matrice del gesto:
“Stiamo valutando se effettivamente c’è strage, valuteranno i carabinieri, sicuramente è un omicidio premeditato e volontario. Secondo noi, secondo i carabinieri, non c’è dubbio”. — Raffaele Tito, Procuratore capo di Verona
Una casa diventata una trappola
Il casolare, già in condizioni fatiscenti, era stato trasformato in un vero e proprio arsenale domestico. I residui di molotov ritrovati, le bombole di gas posizionate strategicamente e le minacce passate rendono difficile pensare che si sia trattato di un gesto disperato e improvviso.
Gli inquirenti stanno ora analizzando i filmati delle bodycam in dotazione agli operatori intervenuti, per ricostruire con precisione i minuti precedenti l’esplosione. Le prime ipotesi indicano che la deflagrazione sia avvenuta al piano superiore, dove erano posizionate le bombole.
FAQ
Chi sono i fratelli Ramponi?
Tre sessantenni veronesi, allevatori e agricoltori, con problemi economici. Erano già noti per gesti estremi legati a tentativi di sgombero.
Quanti sono i feriti?
Quindici tra carabinieri, poliziotti e un vigile del fuoco. Ricoverati a Borgo Trento, Negrar e Borgo Roma.
Cosa è successo esattamente?
Durante uno sgombero, l’immobile è esploso a causa del gas saturato nell’ambiente. Tre carabinieri sono morti.
Ci sono precedenti simili?
Sì. I Ramponi avevano già minacciato di farsi esplodere e avevano saturato l’ambiente di gas in passato.
Cosa dice la Procura?
Secondo il procuratore Raffaele Tito, si tratta di omicidio premeditato e volontario.




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