Accettate l’alloggio gratuito. È l’unica strada per riunire i bambini ai genitori. Il bene dei minori viene prima di tutto“.
Con queste parole, Giuseppe Masciulli, sindaco di Palmoli, un piccolo comune in provincia di Chieti, è tornato a parlare pubblicamente della vicenda che da oltre un anno coinvolge la cosiddetta “famiglia del bosco”.

La storia è ormai nota: tre figli minorenni allontanati dai genitori per ordine del Tribunale dei Minori dell’Aquila, una casa definita “fatiscente” e priva di servizi igienici, l’ostinata decisione di vivere nei boschi e, infine, il gesto del Comune di offrire un’abitazione gratuita come tentativo di mediazione. Una vicenda che tocca temi profondi: libertà individuale, tutela dei minori, scelte di vita alternative, responsabilità civica.

Fatelo per il bene dei bimbi“, ha insistito Masciulli, invitando la coppia – Catherine Birmingham e Nathan Trevallion – ad accettare l’alloggio gratuito messo a disposizione dal Comune, in una intervista rilasciata a Il Centro.

Il caso della famiglia nel bosco

Tutto ha inizio nel settembre 2024, quando la famiglia finisce in ospedale per un’intossicazione da funghi. In seguito a quell’episodio, i carabinieri e i servizi sociali effettuano un sopralluogo nell’abitazione della famiglia, situata in una zona boschiva lontana dal centro abitato. La relazione stilata dalle autorità segnala gravi carenze igienico-sanitarie e strutturali.

Il bagno interno era stato distrutto e sostituito con un bagno a secco esterno, soluzione che – secondo il sindaco – voleva “adeguarsi a modalità di vita rispettose dell’ambiente”, ma che per i servizi sociali e il Tribunale non è sufficiente a garantire condizioni adeguate per la crescita dei minori.

Nei mesi successivi, la situazione evolve. Il Comune propone un percorso condiviso per affrontare le criticità: ristrutturazione della casa, visite mediche, reinserimento scolastico e incontri psico-educativi. Inizialmente, la famiglia accetta l’alloggio temporaneo offerto da Palmoli: un’abitazione di 120 metri quadrati nel centro abitato, con tre camere da letto, cucina, due bagni, riscaldamento a metano, camino a legna e tutte le utenze attive. Ma dopo appena dieci giorni, i genitori decidono di abbandonare la casa per tornare nel loro casolare nei boschi.

Il ruolo del Tribunale dei Minori

Nel 2025, dopo mesi di osservazione e numerosi tentativi di mediazione andati a vuoto, arriva la decisione del Tribunale dei Minori de L’Aquila: sospensione della potestà genitoriale e trasferimento dei bambini in una struttura educativa protetta.

Una scelta sofferta, ma motivata da una valutazione oggettiva: l’abitazione originaria non solo è priva di acqua corrente ed elettricità, ma non rispetta i parametri minimi di sicurezza e igiene. Il casolare è stato definito dal giudice un “rudere”, inadatto ad ospitare dei minori. Masciulli precisa che non c’è stato alcun intervento traumatico o forzato, e che anzi è stata favorita la permanenza della madre nella struttura con i figli, per garantire una transizione meno dolorosa.

I tentativi del Comune e la nuova offerta

Il Comune ha continuato a tendere la mano. Lo ribadisce lo stesso sindaco Masciulli in un’intervista al quotidiano Il Centro:
”Appena appreso in via informale delle criticità strutturali e igienico-sanitarie dell’abitazione, ci siamo attivati individuando e mettendo a disposizione, a nostre spese, un’abitazione nel centro abitato di Palmoli”.
La speranza dell’amministrazione è che, accettando l’alloggio, si possa favorire il ricongiungimento familiare, pur in attesa della ristrutturazione del casolare. L’obiettivo è chiaro: fare un passo indietro per il bene dei bambini. Ma, secondo quanto riportato dal Fatto Quotidiano, la famiglia non ha partecipato agli incontri previsti con i servizi sociali e avrebbe addirittura chiesto 150mila euro per sottoporre i bambini a visite mediche, cifra definita dal Comune “inaccettabile” e fuori da ogni logica di collaborazione.

Una questione economica e sociale

Il sindaco di Palmoli tiene a precisare che l’amministrazione non ha alcun interesse a mantenere i minori in una casa famiglia:
”Le spese sono totalmente a carico del bilancio comunale, con rischi di squilibri finanziari che potrebbero portare al dissesto dell’ente”. Questa affermazione svela un lato poco noto di queste vicende: allontanare dei minori da una famiglia comporta oneri elevati per le casse pubbliche, e nessun Comune – tanto meno uno piccolo come Palmoli – ha vantaggi nel farlo.
L’alternativa proposta è quindi vantaggiosa per tutti: abitare temporaneamente nella casa offerta dal Comune, riprendere il percorso condiviso con i servizi sociali e permettere ai figli di tornare tra le braccia dei genitori.

Un’occasione da non perdere

La proposta del sindaco è una strategia di riconciliazione. Una scelta concreta e realistica per superare le tensioni e proteggere il futuro dei tre bambini coinvolti. Secondo quanto dichiarato anche dal padre, alcuni interventi migliorativi sarebbero in fase di progettazione, ma senza la collaborazione attiva con il Comune, questi non basteranno a riportare i figli a casa. Intanto, l’offerta dell’abitazione gratuita rimane valida. La palla, ora, è nelle mani della famiglia.

FAQ

  • Perché i bambini sono stati allontanati dai genitori?
Per decisione del Tribunale dei Minori de L’Aquila, a seguito di gravi carenze igienico-sanitarie nell’abitazione e mancato rispetto delle prescrizioni dei servizi sociali.
  • La famiglia ha rifiutato l’offerta del Comune?
Sì, ha accettato inizialmente l’alloggio gratuito per dieci giorni, ma poi è tornata a vivere nel casolare nei boschi.
  • Il Comune può obbligare la famiglia ad accettare la casa?
No, l’offerta è volontaria, ma è l’unica strada attualmente percorribile per riunire i bambini ai genitori.
  • Che tipo di casa è stata offerta?
Un’abitazione con tre camere, due bagni, riscaldamento, camino e tutte le utenze attive nel centro del paese.
  • La scuola era obbligatoria?
No. Il Comune aveva proposto un inserimento graduale, ma la famiglia ha scelto la scuola parentale, opzione legittima in Italia.