Nicola Turetta, il papà di Filippo, il reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin, ha affermato, intervistato da Chi l’ha visto? che per lui “è un ragazzo che comunque è un bambino, io non lo so, sono fragili. Anche io avevo le mie crisi ma questi ragazzi mi sembra che appena gli togli qualcosa crollano oppure fanno questi atti così violenti”.

Nicola Turetta, quindi, resta è convito che non ci sia stata premeditazione ma il figlio ha agito di impeto: “Io fino all’ultimo ho pensato che volesse sequestrarla, rapirla per non darle la soddisfazione di laurearsi e dopo lasciarla. Purtroppo le cose sono peggiorate, forse voleva farle paura poi la cosa è precipitata e a lui è saltato l’embolo”.

Per Nicola Turretta, dunque, il femminicidio avrebbe avuto come innesco il fatto che il figlio non abbia psicologiamente sopportato la fine della relazione con Giulia, negando, però, che fosse patologico, al contrario di quanto sostenuto da parenti e amici di Giulia, che lo hanno descritto come geloso e ossessivo.

Infatti, il padre di Filippo ha detto: “Ci sono degli aspetti di questa tragedia che vanno visti in una chiave un po’ diversa, cioè non è uno che ha ucciso a mano armata, non so. So che Giulia andava fuori con lui tranquillamente, fino a quel sabato so che non le ha toccato neanche un capello. Quindi lei era tranquilla quando usciva, lei non aveva questi timori. Non è una cosa razionale, una persona che ami, che porti a casa… un bene così non può sfociare in una tragedia del genere”.

Infine, “Non ci saremo mai immaginato questo. Ha ucciso il suo angelo praticamente, quella che lui amava. Questi ragazzi mi sembra che appena gli togli qualcosa crollano oppure fanno questi atti così violenti. Qui entriamo nel ramo della psicologia e io non lo so, bisognerebbe capire come aiutarli a uscire quando hanno queste cose”.