Un neonazista cambia genere per scontare la pena in un carcere femminile, sollevando polemiche sulla nuova legge tedesca sull’autodeterminazione di genere. La vicenda di Marla-Svenja Liebich accende un dibattito politico e mediatico senza precedenti.
In Germania, il caso di Marla-Svenja Liebich, precedentemente nota come Sven Liebich, ha acceso un dibattito nazionale sulla legge sull’autodeterminazione di genere, in vigore dal novembre 2024. Condannata a 18 mesi di carcere per incitamento all’odio, diffamazione e insulti a sfondo neonazista, Liebich ha modificato il proprio stato civile, dichiarandosi donna e cambiando il nome in Marla-Svenja. Questa decisione le consente di scontare la pena nel carcere femminile di Chemnitz, in Sassonia, a partire dal prossimo 29 agosto.
La condanna e il passato di Liebich
Marla-Svenja Liebich, 55 anni, è una figura nota nella scena dell’estrema destra tedesca, con un passato legato al gruppo neonazista Blood & Honour, bandito in Germania. Nel luglio 2023, il tribunale distrettuale di Halle l’ha condannata a un anno e mezzo di reclusione senza possibilità di libertà vigilata per reati che includono insulti contro i partecipanti al Gay Pride 2022, definiti “parassiti della società” tramite un altoparlante, e altre attività estremiste. Dopo il fallimento dei ricorsi in appello, la pena è diventata definitiva, e Liebich ha ricevuto l’ordine di presentarsi al carcere di Chemnitz.
La legge sull’autodeterminazione di genere
La legge tedesca sull’autodeterminazione di genere, approvata dalla coalizione “semaforo” (SPD, Verdi e FDP), consente di modificare il proprio genere e nome con una semplice autodichiarazione e una tassa di 50 euro, eliminando la necessità di valutazioni psicologiche o sentenze giudiziarie, come richiesto in precedenza. Entrata in vigore il 1° novembre 2024, la normativa ha semplificato il processo per le persone trans, ma ha anche sollevato critiche per la sua potenziale vulnerabilità ad abusi. Il caso Liebich è diventato un simbolo di queste preoccupazioni, con molti che lo considerano una provocazione deliberata per screditare la legge.
Un ingresso in carcere sotto i riflettori
L’assegnazione di Liebich al carcere femminile di Chemnitz si basa su due criteri: il genere femminile registrato ufficialmente e la residenza in Sassonia-Anhalt, dove Chemnitz è l’unica struttura penitenziaria femminile. Tuttavia, il Ministero della Giustizia della Sassonia ha chiarito che, in casi particolari, possono essere richiesti rapporti psicologici o medici per verificare l’autenticità del cambio di genere. Il procuratore capo di Halle, Dennis Cernota, ha confermato che l’ingresso di Liebich in carcere sarà preceduto da un colloquio di valutazione per determinare eventuali rischi per la sicurezza o l’ordine interno, con la possibilità di un trasferimento in un carcere maschile se necessario.
Le diffide ai media e la risposta del Consiglio della stampa
Liebich ha inviato diffide a diversi giornali tedeschi, accusandoli di aver violato la legge sull’autodeterminazione usando il suo precedente nome, Sven, o pronomi maschili. Tuttavia, il Consiglio della stampa tedesca ha respinto il suo reclamo, definendolo “infondato” e sostenendo che il cambio di genere appare “abusivo, al fine di provocare e mettere in imbarazzo lo Stato”. Il settimanale Der Spiegel, che ha continuato a usare pronomi maschili, ha ribadito la propria posizione, portando Liebich a ritirare la diffida contro la testata. Anche Julian Reichelt, ex direttore di Bild e attuale responsabile del portale Nius, ha vinto una causa contro Liebich, con il Tribunale di Berlino che ha riconosciuto la sua affermazione “Liebich non è una donna” come protetta dalla libertà di espressione.
Richieste insolite: cibo kosher e consulenza rabbinica
In un ulteriore gesto provocatorio, Liebich ha richiesto di ricevere esclusivamente cibo kosher e di poter consultare un rabbino, sostenendo di essere di religione ebraica. Questa richiesta, che contrasta con il suo passato di militanza neonazista e dichiarazioni antisemite, è stata accolta con scetticismo. Le autorità carcerarie stanno ancora valutando come gestire tali richieste, che sembrano mirare a mantenere alta l’attenzione mediatica sul caso.
Reazioni della comunità LGBTQIA+
La comunità LGBTQIA+ si trova in una posizione delicata. Da un lato, la legge sull’autodeterminazione rappresenta un progresso significativo per i diritti trans; dall’altro, il caso Liebich rischia di alimentare pregiudizi e polarizzazioni. Alcuni attivisti hanno accolto positivamente l’assegnazione di Liebich a un carcere femminile come una vittoria dei diritti, ma altri temono che la vicenda possa essere sfruttata per limitare l’accesso a tali diritti. Editoriali recenti hanno suggerito di introdurre sanzioni per chi abusa della legge, senza però restringere le tutele per le persone trans autentiche.






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