Il settore del gioco d’azzardo è composto al suo interno da una certa quantità di attrattive, ben distinte e separate tra di loro giunta alla ribalta prepotentemente quest’anno per via del Decreto Fiscale e delle sue eventuali deroghe. Nonostante per convenzione vengano spesso associate, e al peggio confuse, ci sono importanti e sostanziali differenze, tra i vari giochi, che possono facilmente distinguersi tra giochi di abilità e giochi di fortuna. A questa prima categoria sicuramente appartiene il gioco del poker, il qual pur essendo giocabile conoscendo solo le regole di base, per essere praticato ad alti livelli ha bisogno di una certa conoscenza e competenza sul campo. Non è un caso se durante gli ultimi 5 anni, cioè da quando la variante spettacolare e sportiva del Texas Hold’Em ha iniziato a prendere piede, con una certa fortuna in tutta Europa, trovando in Italia un naturale sbocco, grazie anche al numero di appassionati e provetti pokeristi, che già avevano sentito parlare bene di questa variante sul tema del poker.

Texas Hold’Em: gioco d’azzardo o eSport?
Le dichiarazioni di Alex Dreyfus, portavoce di Global Poker League, circa la possibilità di iscrivere il Texas Hold’Em come eSport, ovvero competizione sportiva di gioco elettronico, ha suscitato un certo dibattito nell’ambiente del gioco e dei casinò online. Si tratta essenzialmente di un concetto che secondo gli esperti deve tornare a essere centrale per il gioco: il poker può essere considerato gioco d’azzardo? Un po’ come già avviene per altre attrattive come le scommesse sportive, che sono state da tempo accorpate al gioco d’azzardo, il poker e in particolare la versione americana del Texas Hold’Em è un gioco dove la necessità di competenze e abilità non solo è richiesta, ma è spesso fondamentale, per poter progredire e partecipare a eventi quali tornei e gare speciali.

Qual è perciò il confine tra gioco e spettacolo sportivo? Negli ultimi tempi si è molto discusso circa la possibilità di inserire all’interno dei Giochi Olimpici anche le competizioni degli eSport, ovvero giochi sportivi elettronici, dove il concorrente in pratica spesso esegue movimenti minimi ed essenziali, tutti basati su concentrazione, intuito e preparazione che però difficilmente si può considerare una vera e propria disciplina atletica, agonistica e sportiva. Si tratta pur sempre di competizione; chi segue i tornei di poker, come ad esempio le celebri WSOP che ogni anno vengono disputate negli Stati Uniti, a partire dai primi anni settanta, sa benissimo che non si tratta solo di qualche centinaio di gamblers incalliti che sta seduta a un tavolo giocando a poker e puntando fiches. Nel poker sportivo e nelle partite di live casinò, ci sono aspetti differenti oltre alla posta messa in palio e alla possibilità di vincere un celebre braccialetto, simbolo distintivo e univoco di questo torneo, che ora conta anche una versione europea, da qualche tempo.

La questione brasiliana: le dichiarazioni del presidente della CBTH
In Brasile già durante il 2015 la possibilità di trattare il Texas Hold’Em come una disciplina attinente come eSport è stata presa in considerazione, tanto da essere sottoposta al Ministero dello Sport, iniziativa che è stata salutata con grande favore da parte degli appassionati di poker, segno di un nuovo trend che non solo per il Nord America e alcuni Paesi europei come Regno Unito, Spagna e Italia, ma anche per Brasile, Cina e Giappone, inizia a prendere piede.

Per Igor Tafane presidente della Confederazione Brasiliana di Texas Hold’Em, il poker non sarebbe altro che uno sport della mente, attraverso cui sviluppare a livello cognitivo, nuove capacità di gioco che possono essere sviluppate. Sicuramente un punto di vista interessante, che si pone come alternativa rispetto a chi in Europa e in Italia vede ancora come un problema da demonizzare il gioco del poker, ritenuto erroneamente un gioco d’azzardo, almeno secondo la Confederazione Brasiliana di Texas Hold’Em.

Conclusioni
Gli studi che sono stati condotti a livello accademico, sia in Europa che negli Stati Uniti ma anche in Sicilia, confermano come l’attività cerebrale di alcuni soggetti che praticano il poker sportivo, sia differente rispetto a chi non ha mai giocato a poker. Difficile però stabilire i labili confini che separano un gioco di abilità da un’attrattiva legata all’azzardo, soprattutto visto l’allarmante fenomeno crescente dell’azzardopatia e della ludopatia, che in Italia dal 2015 fino a oggi ha colpito un numero importante di giocatori problematici, denunciati attraverso le Asl di competenza territoriale.