Il Cremlino ha accolto con favore il fatto che Kiev abbia presentato in forma scritta le sue richieste per porre fine alla guerra in Ucraina ma ha affermato che non c’è ancora alcun segno di svolta. Lo ha dichiarato alla stampa il portavoce Dmitry Peskov, spiegando che non è stato notato nulla di veramente promettente e che, quindi, bisogna aspettare ancora altro tempo prima di arrivare a una soluzione del conflitto.

Queste parole smorzano gli entusiasmi – anche dei mercati – dopo che ieri, a Istanbul, ci sono stati dei colloqui tra le delegazioni di Russia e Ucraina. Mosca, inoltre,ha già avvertito che non ci saranno ulteriori incontri in Turchia e che un faccia a faccia tra Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky sarà organizzato solo quando il secondo avrà sottoscritto un accordo di pace. Tutto queste mentre le truppe russe continuano a bombardare le città, concentrandosi soprattutto sul Donbass e dintorni.

Eppure, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan aveva affermato che restavano da negoziare “questioni più difficili” ma con il compimento di alcuni “timidi progressi”. Inoltre, la Russia aveva affermato che, proprio per “aumentare la fiducia reciproca” avrebbero allentato l’intensità degli attacchi attorno a Kiev e Chernihiv ma, per il Pentagono, non si tratta di un ritiro bensì di un riposizionamento e di un rifornimento delle truppe in Bielorussia. A conferma di ciò, Mosca ha fatto poi sapere che la de-escalation non è sinonimo di cessate il fuoco.

Per di più, il sindaco della capitale ucraina, Vitali Klitschko, ha affermato: “Ieri abbiamo ricevuto la notizia che le forze russe si sarebbero allontanate da Kiev, ma questo non è vero. Tutta la notte abbiamo sentito le sirene e ci sono state enormi esplosioni a Est di Kiev mentre sono continuati i combattimenti nella parte settentrionale e la gente continua a morire”. “La ragione di questa maledetta guerra è che l’Ucraina vuole essere un Paese indipendente e parte della famiglia europea, ispirandosi a valori democratici. Non vogliamo vivere sotto il regime autoritario dell’impero russo, dove non c’è rispetto per i diritti umani e per la libertà di stampa”.

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