Roberto De Zerbi è l’allenatore dello Shakhtar Donetsk, squadra del campionato di calcio ucraino, tra l’altro della città del Donbass, la zona sotto il controllo dei filorussi.
Il tecnico, 42 anni, ex del Foggia, del Sassuolo e del Palermo, in collegamento da Kiev con Sportitalia, ha affermato: “Abbiamo scelto di restare in Ucraina con ansia e paura, ci avevano detto che al 70% avremmo giocato sabato a Kharkiv, a 30 km dal confine russo. Ora con i bombardamenti è tutto sospeso e noi aspettiamo notizie dell’ambasciata italiana, per capire come muoverci. Confidiamo nell’aiuto del Governo”. “Non siamo degli eroi – ha aggiunto – Rifarei la scelta di restare, ma mi farei sentire con più forza dalla federazione ucraina: quando Putin ha fatto il primo discorso, forse lo hanno sottovalutato”.
De Zerbi ha aggiunto: “Mi piacerebbe andare a casa, ma solo quando potrà farlo anche il resto dei giocatori. C’erano segnali netti dal resto del mondo, anche in Donbass, che non lasciavano spazio a ipotesi diverse dal conflitto”.
De Zerbi, stavolta a SkySport24, ha affermato: “Non ho paura, c’è timore e preoccupazione e dispiace per la mia famiglia che è a casa preoccupata. Mi dispiace poi vedere scossi i ragazzi, io sono sempre stato quello che doveva tutelarli, proteggerli, ma ora faccio fatica pure io“.
Il tecnico ha proseguito: “Siamo tutti in hotel e non ho tanto tempo perché devo parlare con i miei giocatori brasiliani, che sono qui anche loro con le famiglie. La situazione è precipitata, fino a ieri sera eravamo rimasti che il campionato sarebbe andato avanti ma così non è. Stamattina ci siamo svegliati con delle esplosioni, c’è un po’ di tensione ma stiamo bene. Stiamo cercando di coordinarci con le ambasciate, noi come i brasiliani, per capire il da farsi”.
“L’ambasciata – ha aggiunto – è stata correttissima e tempestiva, il console italiano ci sta dando grande sostegno e vicinanza. Non è nostra intenzione fare gli eroi, noi siamo venuti qui per fare il nostro lavoro. Ma qui con noi ci sono giocatori che hanno già vissuto queste cose nel 2014, non mi sembrava corretto, così come non è sembrato giusto ai brasiliani andar via, anche se avrebbero potuto”.
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