Emmanuel Macron, presidente della Francia, ha affermato che “in linea di principio, nulla è proibito” a proposito del possibile invio di caccia all’Ucraina.
Macron, parlando alla stampa dall’Aia (Paesi Bassi), ha anche delineato i criteri da premettere a qualsiasi decisione: una “richiesta” proveniente dal governo di Kiev che “non sia un’escalation alle violenze” e “non possa toccare il suolo russo ma aiutare lo sforzo della resistenza” e che “non indebolisca le capacità dell’esercito francese”.
Macron ha anche sottolineato che “è secondo le richieste che vengono fatte ma non secondo le voci che vengono diffuse” che si prendono le decisioni, precisando che il ministro della Difesa ucraino, Oleksiï Reznikov, è atteso a Parigi per colloqui con il suo omologo Sébastien Lecornu.
Il primo ministro olandese Mark Rutte ha, poi, rimarcato che non c’è “nessun tabù ma che sarebbe un grande passo” se gli aerei da combattimento fossero consegnati a Kiev.
Una prospettiva totalmente opposta a quanto affermato sempre oggi da Olaf Scholz. Il cancelliere tedesco ha, infatti, affermato di essere fermamente contrario alla fornitura di caccia: “La questione degli aerei da combattimento non si pone nemmeno. Posso solo sconsigliare di entrare in una costante guerra di offerte quando si tratta di sistemi d’arma”.
Inoltre, Ungheria e Austria non invieranno armi all’Ucraina e vorrebbero prevenire l’escalation del conflitto in corso. Lo ha dichiarato Kristof Szalay-Bobrovniczky dopo i colloqui con la sua controparte austriaca Klaudia Tanner a Budapest. Secondo quanto riporta la Tass, “la posizione dell’Ungheria è chiara: non spediamo armi nell’area del conflitto, perché vogliamo evitarne l’escalation, e la nostra posizione coincide con quella dell’Austria”, ha detto Szalay-Bobrovniczky. “Anche l’Austria, che è neutrale, non spedisce armi dove si svolgono le ostilità”. Nel frattempo, Tanner ha dichiarato di considerare il conflitto ucraino che si riversa in Europa il pericolo maggiore. “Non stiamo parlando solo di guerra convenzionale, ma anche di minacce non tradizionali, come la crescita della migrazione, esacerbata dalla guerra”.
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