L’ho amato subito, prima di conoscerlo. “Napule è” dice a un milanese, come me, quello che già conosce di Napoli. Le parole sono dure, gli aggettivi gli stessi che un lombardo metterebbe in fila, ma quanta delicatezza in quel suono, quanta dolcezza in quella metrica che si muove come un’onda, quasi anticipando la crudezza dei termini per poi chiudersi in soave improperio.
Era lui questa onda possente e distruttiva che andava a spegnersi in pacifica risacca. Ogni volta. Moto continuo a rivisitare gli stereotipi che gli anni avevano depositato sulla ‘napoletaneità’ come una polvere unta, ineliminabile.
‘Ma voglio di più / di quello che vedi / voglio di più / di questi anni amari…’, ecco l’onda che monta: ancora prevedibile, ancora controllabile.
Pino lavora da solo con il fiato sul collo del quartiere che lo ha espresso. Ma non gli basta, vuole di più. Grandi artisti napoletani, e non solo, gli si affiancano. Insieme attraversano molteplici esperienze musicali da Elvis Presley a Roberto Murolo.
Pino Daniele stesso battezza questo panorama di generi ‘tarumbò’, a indicare la mescolanza di tarantella e blues, assunti come estremi delle rispettive culture di appartenenza degli artisti coinvolti.
‘Nun è overo nun è sempre ‘o stesso / tutt’e journe po’ cagnà / ogge è diritto, dimane è stuorto /
e chesta vita se ne va…’, ecco l’onda che si ritira, che riprende il mare. E’ la risacca che pare placare la forza liquida della natura, ma è un attimo. Il maroso riprende a crescere, s’inerpica, frange un poco, un’ultima cresta si aggiunge prima del fragoroso schianto: ‘Masaniello è crisciuto / Masaniello è turnato. / Je so’ pazzo, je so’ pazzo / nun nce scassate ‘o cazzo!’.
Un giorno l’abbiamo conosciuto. Avremmo voluto convincerlo ad entrare nella nostra squadra della quale già facevano parte artisti da lui molto apprezzati.
Era timido Pino Daniele, non sapeva come ringraziarci per la stima e dirci di no per una parola già data. L’imbarazzo lo annegammo in un ultimo giro di gotti riempiti ad Amarone.
Napule è nu sole amaro
Napule è addore e’ mare
Napule è na’ carta sporca
E nisciuno se ne importa
E ognuno aspetta a’ sciorta
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